domenica 1 giugno 2014

Il giusto passo



L’aspirazione ad un benessere di significato differente rispetto a quello al quale siamo ormai avvezzi è un tema caratteristico dell’odierna modernità.
La tensione ad una metrica temporale diversa e al suo impiego contempla aspetti emozionali,  il recupero dell’espressività e della comunicazione per giungere ad una cognizione più profonda della propria interiorità.
L’estrinsecazione dell’insoddisfazione e il riconoscimento dell’inadeguatezza del modo di vivere comporta la riscoperta di valori più autentici, la ricerca di ulteriori opportunità con nuovo potenziale  maggiormente confacente alla reali esigenze. Concepire prospettive più ampie e coltivare la coscienza di ciò che ci rende felici può sovvertire la nostra ed altrui esistenza con una declinazione multiforme del concetto di benessere in cui trovino spazio appagamento e soddisfazione.
Frequentemente è l’evento doloroso che pone lo spartiacque e spinge ad interrogarsi sul senso del proprio agire e sulla sua corrispondenza con il nostro essere. La funzione catartica di queste esperienze conduce alla consapevolezza dei contenuti fondamentali dell’esistenza e al conseguimento di una dimensione maggiormente conforme alla propria essenza.
Incentivare la gioia e frenare la dissipazione emozionale sottintende l’affrancamento dal consumismo  e dall’incongruenza di tempi e modi imposti nella rivendicazione di un arricchimento della persona e della corrispondenza empatica. La sintonia con se stessi, il benessere psicofisico, l’armonia e la disponibilità verso l’altro e gli altri, ma anche l’impegno possono rendere la vita più felice.
"Cambiare passo” (di Arianna Huffigton) allora per ridiscutere il senso e il significato del successo e della felicità perché come afferma Luis Sepulveda (”Un’idea di felicità”) “La vita è breve, buona, e c’è un diritto fondamentale : il diritto alla felicità. Che non si manifesta e non si deve confondere con una sorta di diritto naturale a diventare ricco, o a soverchiare gli altri. Parliamo di un’altra felicità. Delle soddisfazioni piccole, che però valgono molto”. Si tratta di una rivoluzione, una rivoluzione dell’immaginario” e la felicità, che si raggiunge attraverso piccoli piaceri e che deve essere condivisa, risulta democratica e rivoluzionaria ed è temuta dal potere in quanto eversiva.  Ma attraverso la quale è possibile realizzare un’alternativa con modalità del tutto nuove alla società dei consumi.

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