sabato 18 ottobre 2014

Qualcosa in comune







Il Daily Mail ( http://www.dailymail.co.uk/news/article-2788307/do-mum-delight-baby-baboon-mum-plays-aeroplane.html ) ha pubblicato la sequenza fotografica di una madre babbuino che gioca con il suo piccolo sollevandolo in aria in modo molto similie a quanto fanno gli esseri umani.
La scena è stata immortalata in Sudafrica, nel Parco Nazionale Kruger, da Mariana de Klerk, un’insegnante che vive ai margini della riserva, ed è la conferma che il patrimonio genetico non è acqua. 

domenica 5 ottobre 2014

Gatti e uomini




Articolo interessante quello pubblicato sul Washington Post http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A29937-2004Jun9.html ) relativo alla conoscenza e interpretazione del comportamento del gatto redatto di da John Bradshaw, direttore dell’Istituto di Antrozoologia dell’Università di Bristol. L’articolo,  precedentemente presentato sulla rivista NewScientist, fa riferimento al libro “ Cat sense” dello stesso autore in cui si descrivono le conclusioni dello studio trentennale del comportamento e dell'interazione cane/ gatto - umano.
L’analisi relativa alla dinamica comportamentale dei piccoli felini è illuminante soprattutto nell’evidenziare che il gatto è ancora sostanzialmente un animale selvatico.
La cosa non è senza importanza dal momento che la convivenza con il felino porta spesso a sottovalutare questo aspetto del gatto. Il mancato riconoscimento della sua indole e, di conseguenza delle sue esigenze per quanto riguarda spazi ed atteggiamenti,  può essere causa di disagio e stress per l’animale. Bradshaw sostiene che, conseguentemente all’evoluzione della specie, i gatti siano animali solitari che non hanno sviluppato forme di socialità con i propri simili generalmente considerati come competitori. Solo con l’addomesticamento e lo sviluppo di contatti con gli esseri umani si è verificata la necessità di stabilire relazioni intraspecifiche per approfittare della nuova disponibilità di risorse (probabilmente i gatti hanno iniziato a raggrupparsi attorno ai granai). Ma secondo Bradshaw i rapporti con i propri pari rimangono improntati alla diffidenza. 
Dallo studio compiuto dal suo team è infatti emerso che le relazioni tra felini che convivono nella stessa abitazione sono frequentemente conflittuali. E la forzata coabitazione può essere fonte di stress per i gatti poiché contraria a comportamenti connaturati alla specie. Il gatto non è un cane, che era un animale sociale già prima della domesticazione. L’uomo contemporaneo, con il suo stile di vita, si ostina ad esigere dal gatto atteggiamenti estranei se non addirittura opposti alla sua natura ed a ciò che gli è stato richiesto dall’evoluzione. Con il risultato di provocare ansia e malessere all’animale. Che ha invece necessità di luoghi dove esercitare azioni predatorie, di perlustrazione e controllo territoriale, in sostanza di mettere in atto caratteri e comportamenti innati. Mentre spesso gli sono imposte condizioni di vita che risultano per lui logoranti e delle quali sono espressione anche cistiti e dermatiti, disturbi frequenti nei gatti e con marcato fattore psicologico. 
Ma la parte forse più singolare del testo di Bradshaw è quella inerente al rapporto gatto-uomo. Infatti i gatti, compreso che l’uomo reagisce positivamente ai miagolii, sviluppano vocalizzi adatti alle determinate occasioni elaborando un idioma specifico e personalizzato in quanto inteso da ambedue i soggetti, umano e felino, coinvolti nella relazione, ma non partecipato da altri individui delle specie. I gatti manifestano quindi una notevole adattabilità e la capacità, mediante il legame affettivo, di attuare un “ comportamento manipolativo” da interpretarsi quale abilità nel concordare le condizioni del rapporto amicale per giungere ad una equilibrata e soddisfacente sintonia.  Il risultato è probabilmente quello di un proficuo addestramento reciproco.

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