domenica 22 febbraio 2015

Il diritto di soggiorno degli animali negli ospedali

Il caso della Schanzer nana Sissy ( ma nel 2012 anche Zander, un bellissimo incrocio di Samoyedo e Husky, aveva percorso circa due miglia attraversando strade molto trafficate e superstrade per raggiungere il letto d’ospedale in cui era ricoverato John Dolan ) che ha camminato per oltre 15 isolati al fine di riunirsi a Nancy Franck, degente per un intervento di rimozione di un tumore, ripropone il tema del soggiorno degli animali nei centri di cura.
L’iniziativa di Sissy documentata dalle immagini delle telecamere del Mercy Medical Center di Cedar Rapids, cittadina dell’Iowa (Usa), che la mostrano mentre varca l’ingresso della struttura ospedaliera, imperversano sul web e sono contemporaneamente espressione del grande attaccamento alla persona cara, della ferma volontà di ritrovarla e della soluzione fornita dagli animali al problema della separazione.
La questione è di lunga data e meriterebbe appropriata soluzione. Perché il distacco imposto a due esseri uniti da un legame profondo è innaturale e arreca afflizione patimento sia all’essere umano che all’animale. Mentre al contrario è provata la valenza curativa del rapporto con i pets, in particolare il proprio, che aiuta ad affrontare la difficoltà della malattia ed è un valido stimolo alla guarigione.
Invece l’assenza dell’umano di riferimento provoca una forte sofferenza all’animale (che può arrivare a lasciarsi morire d’inedia). Ed è proprio questo dolore a spingere cani e gatti a rischiare la vita pur di ricongiungersi al soggetto amato.
Senza considerare la difficoltà assai frequente a reperire una persona disponibile ad accudire  l’animale  durante il periodo di degenza.
Benché vi siano stati dei progressi con l’approvazione da parte di alcune regioni della legge che permette consente agli animali l’accesso agli ospedali per visitare i pazienti molto altro rimane da fare.
In seguito e conseguentemente al riconoscimento dell’efficacia terapeutica dell’interazione tra uomo ed animale sarebbe infatti necessario che le strutture ospedaliere si dotassero anche di spazi idonei alla permanenza degli animali.
Perché le imprese di Sissy e Zander sono fortemente significative e l’orientamento da loro indicato merita di essere seguito, non vanificato.

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venerdì 13 febbraio 2015

Polpette con chiodi, aghi e vetro : allarme a Bologna






Non si ferma la strage silenziosa. Questa volta sono polpette di carne contenenti chiodi, pezzi di vetro ed aghi. In provincia di Bologna si sono verificati casi a San Gabriele di Baricella, Molinella, Cà de’ Fabbri di Minerbio. I bocconi erano in parchi pubblici, ma anche giardini privati. I vigili urbani hanno effettuato sopraluoghi negli spazi pubblici e l’Associazione volontari protezione civile Monicella sta valutando la possibilità di predisporre controlli. Le segnalazioni viaggiano sul web allertando gli accompagnatori. Perché le vittime designate sono ancora una volta gli animali, in particolare i cani che risultano maggiormente esposti.
E prosegue purtroppo anche l’uso della stricnina come rileva un veterinario intervenuto per l’avvelenamento di un Labrador, deceduto nonostante le cure.
Questi episodi sono particolarmente gravi considerando che avvengono in aree pubbliche e quindi molto frequentate.
La pratica dell’avvelenamento risulta non solo vile ed aberrante, ma anche sconsiderata poiché in realtà attenta alla vita di tutti gli animali : non umani, ma anche umani.







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giovedì 12 febbraio 2015

Coop di Carpi Sigonio il primo supermercato a basso impatto ambientale


Il crescente interesse  per la questione ambientale si estende anche alle strutture commerciali.
La Coop di Carpi Sigonio inaugurata il 30 noevembre 2013 è stata progettata e realizzata con  una nuova cura alla sostenibilità ambientale ed al risparmio energetico e il punto vendita ha ottenuto a ottobre 2014 la certificazione ambientale Leed (leadership in Energy and Environmental Design) la prima in una struttura commerciale in Italia.
Obiettivi dell’intervento la realizzazione di un edificio a basso impatto ambientale che permetta la riduzione dei costi di gestione della struttura commerciale migliorando contemporaneamente il livello di qualità e di servizio ed aumentando comfort e vivibilità dell’ambiente interno per clienti e lavoratori.
Il risparmio energetico è stato ottenuto mediante strategie progettuali e scelte tecnologiche.
Le innovazioni riguardano principalmente la riduzione della volumetria del fabbricato ( ottenuta con una minor altezza dell’edificio, inferiore di circa 50 cm rispetto a quella delle analoghe strutture commerciali ) con conseguente risparmio di materiale e di energia utilizzata per la costruzione e la gestione climatica della costruzione.
Si è poi optato per l’uso di doppie porte per gli accessi e di tripli vetri per la facciata. E per la collocazione di guaine bianche riflettenti sul tetto per filtrare la maggior parte dei raggi ultravioletti per ottenere la diminuzione dell’assorbimento dell’irraggiamento solare e  il contenimento del consumo energetico.
Mentre le pompe di calore alimentano con il calore residuo dei motori dei frigoriferi il sistema di raffrescamento della struttura e un impianto di ricambio d’aria automatico si attiva quando la quantità di anidride carbonica supera i limiti invece che in conseguenza del numero di clienti.
La presenza di un’ottantina di tunnel solari, sorta di cannocchiali che convogliano la luce naturale dal tetto all’interno del punto vendita, per l’illuminazione diurna contribuisce alla diminuzione del fabbisogno energetico evitando l’effetto serra e la dispersione termica della copertura vetrata.
E l’impianto di recupero dell’acqua meteorica utilizza l’acqua piovana per i servizi igienici.
Se alcune scelte per quanto riguarda l’isolamento del fabbricato realizzato con lana di roccia e l’illuminazione eseguita per la maggior parte con i led appaiono antitetiche ad un approccio ecosostenibile (la lana di roccia, materiale minerale naturale, come l’aminato, pur non essendo classificato come cancerogeno lo è come irritante ; le  lampade a LED possono provocare danni ecologici e alla salute umana e devono quindi essere smaltiti come rifiuti pericolosi emanano infatti luce bianca e azzurra, che è la più pericolosa ed inquinante, hanno un alto contenuto di piombo e di nichel mentre i bulbi e le parti associate delle lampade contengono arsenico, rame e altri metalli correlati a vari tipi di cancro ) l’edificio intraprende un indirizzo nuovo nelle costruzioni commerciali.
Quindi anche se la struttura appare suscettibile di miglioramento rappresenta comunque un passo importante nella definizione di  un’architettura cosciente e attenta alla  sostenibilità ambientale.

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martedì 3 febbraio 2015

Il testamento e la volontà di Margherita Hack





Margherita Hack amava profondamente gli animali ed aveva scelto di fornire un sostegno tangibile ad alcune associazioni che di loro si occupano. 
Ne aveva privilegiate tre a ciascuna delle quali aveva destinato 20.000 euro. Perché così aveva deciso l’astrofisica nel suo testamento. Hack, oltre alla cifra per le associazioni animaliste, aveva infatti stabilito il lascito del suo patrimonio al marito mentre la badante di origini albanesi Tatjana Gergo avrebbe ricevuto in eredità 100.000 euro e la casa in via Portello a Trieste, ma solo in seguito alla morte della scienziata e del coniuge.
Ma le disposizioni dell’astrofisica non sono state rispettate : pochi giorni dopo la scomparsa di Margherita Hack il marito, malato di Alzheimer e deceduto il settembre scorso, ha firmato un testamento che nomina unica erede la collaboratrice domestica.