venerdì 29 gennaio 2016

Yahoo prosegue il commercio di avorio


Avaaz.org ha lanciato una petizione https://secure.avaaz.org/it/yahoo_ivory_loc_/?bIVKmdb&v=71602&cl=9288374924  per bloccare impedire il commercio on line di avorio dell’azienda multinazionale del web Yahoo. Una tra le ultime rimaste a vendere avorio mentre altri grandi multinazionali come Amazon , Google ne ricusano il commercio.
Yahoo continua infatti la vendita on line di sigilli, collanine e altri prodotti in Giappone dove il commercio dell’avorio è aumentato sensibilmente e rapidamente negli ultimi anni. Mentre in Africa è in corso un massacro con l’uccisione di 30.000 elefanti all’anno.
Nel Paese asiatico prosegue la compravendita di zanne nonostante il Giappone abbia firmato una convenzione del 1989 che vieta tutto il commercio di avorio consentendo unicamente la vendita delle scorte presenti nel Paese precedentemente la data del divieto e di avorio antico.
In assenza di controlli questa norma fornisce la scappatoia per il commercio illegale di avorio. 
Il ministero dell’ambiente giapponese richiede infatti solo rare volte ai commercianti la documentazione necessaria per legge al fine di fornire indicazioni circa l’origine delle zanne. Risulta sufficiente una semplice dichiarazione scritta del proprietario che attesti la legalità delle zanne perché acquistate prima della legge del 1989 e stoccate nel paese di provenienza.
In tal modo le false dichiarazioni circa l’origine dell’avorio sono molto diffuse.
Con la conseguenza che nel Paese nipponico sono presenti grossi quantitativi di avorio di dubbia derivazione che mediante il sistema di certificazioni illegali diventano avorio legale.
Il Giappone sta quindi alimentando questo commercio e vanificando gli impegni internazionali per tutelare gli elefanti africani. Insieme a Paesi in cui la salvaguardia dei pachidermi non ha registrato progressi come Laos, Angola, Nigeria e Tanzania dove in 5 anni  la popolazione degli elefanti si è ridotta del 60%.
Alimentando un mercato nero dove l’avorio arriva a costare 3.000 dollari al kg  e che è causa di uno sterminio che ha portato il numero di esemplari, compreso tra i 3 ed i 5 milioni nel 1900, a soli  470.000 pachidermi.

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