lunedì 24 luglio 2017

Morte di un leone : Xanda, come suo padre Cecil, è stato freddato da un cacciatore

La storia si ripete. Anche Xanda, uno dei figli del leone Cecil, è stato ucciso nel medesimo modo. Abbattuto a colpi di arma da fuoco da un cacciatore di trofei perchè la sua vita aveva lo stesso prezzo di quella del più noto genitore massacrato nel 2015 : 45 mila dollari.
Il leone è stao ucciso il 7 luglio scorso appena al di fuori dal parco di Hwange, in Zimbabwe, ai confini con la foresta di Ngamo ( circa 2 km dalla riserva ) da un cliente del cacciatore professionista Richard Cooke che gli ha fatto da guida. La battuta di caccia, poichè l'uccisore di Xanda era fornito di regolare licenza, risulta legale. Infatti la normativa vigente nel Paese prevede possano essere oggetto di attività venatoria gli esemplari di età superiore ai 5 anni che si trovino all'esterno delle zone protette dei parchi nazionali.
L'identità del cacciatore non è stata resa nota probabilmente per evitare diventasse bersaglio di proteste e campagne denigratorie come era accaduto per il dentista Walter Palmer carnefice del leone Cecil.
Anche nel caso di Xanda il fatto che l'animale fosse dotato di radiocollare ( come Cecil rientrava in uno studio relativo ai grandi felini africani ) non è stato un deterrente all'attività venatoria : il cacciatore ha infatti ucciso il leone e, senza incorrere in sanzione alcuna, ha semplicemente restituito il collare con il Gps.
Ma la pratica della caccia comporta, oltre all'eliminazione del singolo individuo, altre gravi conseguenze sulla popolazione di questi felini. Il cacciatore di trofei uccidendo un leone maschio ha messo a repentaglio anche la vita dei cuccioli ( Xanda era padre di 7 piccoli ) e gli equilibrii dell'intero branco.
Proprio quando la condizione della specie, come di moltissime altre, è drammatica.
Lo sfruttamento dei leoni nel continente africano risulta tragicamente prosperoso dal momento che il turismo venatorio (settore in cui è particolarmente affermato il “canned hunting” ) è la più grande industria dell’Africa sub-sahariana.
Così mentre il numero dei felini liberi risulta in forte calo e la specie è avviata verso l'estinzione si assiste ad una crescita continua della domanda di leoni per attività venatoria e terapeutica.
L'unica soluzione consiste nel loro inserimento tra le specie a maggior rischio d’estinzione ( attualmente rientrano nella lista delle “vulnerabili” ) della Convenzione CITES e nel divieto totale di caccia al leone.
La situazione impone infatti scelte coraggiose alle quali i governi dei Paesi africani si sono troppo a lungo sottratti : preservare la ricchezza faunistica e naturale consentirebbe la riconversione del business in reale turismo sostenibile con strategie a favore dell'ambiente e della popolazione locale. Al contrario il perseverare in un atteggiamento sorpassato ed ottuso determinerebbe, con la scomparsa del leone, esclusivamente l'esaurimento della fonte di reddito. Perchè alla fine della bellezza non c'è alternativa.

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domenica 9 luglio 2017

Iditarod la massacrante corsa dei cani da slitta


Ha inizio il primo sabato di marzo l'annuale corsa di slitte trainate da cani ( massimo di 16 per ogni slitta con la condizione di tagliare il traguardo con almeno 6 cani, ma generalmente ne rimangono 8-10 ) e guidate dai musher che si disputa in Alaska.
L'Iditarod ( nella lingua degli esquimesi Shageluk significa " luogo lontano di là dale acque" ) Trail Sled Dog Race è una delle competizioni più dure al mondo.
Il suo difficile percorso, che parte dalla città di Anchorage e, attraversando tutta l'Alaska, arriva a Nome, varia leggermente ogni anno ed è di 1.049 miglia (circa 1.688 km ). La gara si svolge in condizioni meteorologiche estreme con temperature polari, in media – 30°, e venti gelidi che soffiano dai 50 ai 100 km all'ora, e dura tra i 9 e i 15 giorni con solo 3 tappe obbligatorie ( una da 24 ore e due da 8 ore da effettuare in presenza di un ufficale di gara) .
Promotori della corsa sono stati i musher ( guidatori di slitte trainate dai cani ) nel 1975 per riaffermare il proprio ruolo di fronte alla diffusione di motoslitte e gatti delle nevi con riferimento alla staffetta organizzata nel 1925 per portare rapidamente ad Anchorage i farmaci contro l'epidemia di difterite che si era verificata a Nome.
Questa competizione tra i ghiacci del Grande Nord è una prova di resistenza per uomini e cani, una gara che si svolge nelle regioni più selvagge dell'Artico tra catene montuose, foreste, pianure e fiumi ghiacciati.
La corsa dura giorno e notte, si dormono 2 ore su 24 senza poter contare su aiuto alcuno dal momento che vige il divieto " di chiedere rifugio o sostegno ad alcuno" e sono le condizioni estreme ( freddo e privazione del sonno) ad operare la selezione ( ogni anno vi sono concorrenti costretti ad abbandonare perchè sopraffatti dalle allucinazioni ).
La gara non prevede molte regole : l'unica modalità per vincere è semplicemente quella di non fermarsi mai ( correre molto e dormire pochissimo) rischiando la propria salute e la vita dei cani.
Per questo sono utilizzate le razze più resistenti alle basse temperature ed agli sforzi fisici prolungati nel tempo come Alaskan Malamute, Siberian Husky, Canadian Inuit.
I cani devono infatti percorrere circa 1.000 miglia in meno di 2 settimane che significa 100 miglia al giorno ( 160 km al giorno) trainando una slitta del peso di 400 kg a temperature ben sotto lo zero, in mezzo a tempeste di neve e sferzati da venti pungenti, con brevissimi intervalli di riposo.
Le conseguenze sono zampe logorate dalla percorrenza e lacerate dal ghiaccio, arti sanguinanti e contusi, fratture, strappi muscolari e tendinei, ipotermia, ipertermia, infiammazioni articolari alle spalle ed alle zampe, oltre a polmonite da aspirazione ( causata anche dall'inalazione del proprio vomito) e virus intestinali con conseguenti diarrea e disidratazione.
Se molti cani si feriscono o sono soggetti ad incidenti altri muoiono durante il tragitto a causa di polmonite, soffocamento, insufficienza cardiaca, emorragia interna, ipotermia, ipertermia e successivamente alla gara per l'acidosi lattica ( l'anormale accumulo non riesce ad essere smaltito da fegato e reni danneggiando irreparabilmente organi e sistema cardiaco ) provocata dallo sforzo eccessivo.
Circa la metà dei cani non riesce a terminare la gara per le proibitive condizioni della corsa. Ed oltre 150 cani sono morti ( uccisi dal freddo, strangolati dai cavi di rimorchio, investiti da motoslitte e slitte, calpestati da alci) dall'inizio della rassegna oltre a quelli abbattuti successivamente, e dei quali non sia hanno notizie, perchè malati o solo in quanto non sono stati in grado di tagliare il traguardo.
Anche durante la scorsa edizione sono morti 5 cani ( per ipotermia, ipertermia, investimento automobilistico e polmonite ).
L'Iditarod è consentita dalla clausola che, in Alaska, esclude i cani da slitta dalla tutela delle legislazione nazionale sulla crudeltà verso gli animali.
Oltre alle avversità della competizione i cani subiscono abusi durante l'addestramento ed in preparazione della gara ( legati alla catena, relegati in spazi angusti e in condizioni inaccettabili ). Non esiste infatti alcun controllo da parte di un'autorità nazionale, tuttavia i maltrattamenti dei cani, in alcuni casi, hanno portato alla condanna dei musher ( come quella con 17 capi d'accusa per David Straub che ha partecipato a 3 edizioni della corsa) per crudeltà su animali.
Mentre la competizione, pubblicizzata come l'ultima grande corsa rimasta, è divenuta un'attrazione turistica e quindi anche un notevole business.
Motivo per cui continua ad essere sponsorizzata da grandi marchi ( Alaskan Brewing Company, Golden Corrat, Matson, PenAir) anche se altri importanti aziende ( Chevron, Discovery Channel ) hanno rinunciato a sostenere l'iniziativa.
Per le durisswime condizioni in cui si svolge la manifestazione le organizzazioni animaliste Animal Rescue e Peta chiedono con forza, attraverso campagne di informazioni e petizioni on line, la fine di una corsa anacronistica e priva di senso.
Dal momento che la gara è ideata da uomini che scelgono di mettere a repentaglio la propria esistenza per vincere la corsa ( 50.000 dollari e un pick-up Dodge Ram il premio ) mentre i cani la subiscono obbligati, dopo essere stati allevati, selezionati, comprati ed addestrati, a competere in una prova tanto ardua quanto assurda.

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