lunedì 16 luglio 2018

Il cane gettato in mare con una pietra al collo o la fantasia dei carnefici

Il cane era sporco e voleva si lavasse con un bagno in mare. Questa la giustificazione di un cinquantenne di Custonaci per fornire spiegazione alla sua esecrabile azione : aveva gettato la sua meticcia Mia in mare con una pietra legata al collo.
Al fatto avvenuto sabato scorso 14 luglio al Lido Valderice, provincia di Trapani, hanno assistito i bagnanti che hanno allertato le forze dell'ordine. La cagnolina nel frattempo era miracolosamente riuscita a liberarsi del collare e della pietra a questo fissata ed a guadagnare la riva dove è stata soccorsa dagli astanti.
Il microchip ha permesso l'identificazione del proprietario, denunciato per maltrattamento di animali, e Mia è stata sottoposta a sequestro penale.
La notizia non ha lasciato indifferente il mondo delle associazioni animaliste tra le quali il Nucleo Operativo Italiano Tutela Animali Onlus che si è attivato, con una raccolta fondi via Facebook per sostenere le spese legali, affinchè il cane non sia restituito all'umano che voleva chiaramente sbarazzarsene per sempre.
Mentre il ministro dell'Ambiente Sergio Costa sul Blog delle stelle, dopo aver definito forte e coraggiosa la cagnolina Mia ed eccezionali i bagnanti che hanno soccorso l'animale e contribuito alla denuncia del proprietario avvertendo le forze dell'ordine, ha affermato che il suo ministero si costituirà parte civile nell'eventuale processo. Aggiungendo la volontà di inasprire le pene per i reati ai danni degli animali ed il sostegno ai cittadini che denunciano maltrattamenti ed abbandoni.
Nella speranza che finalmente alle parole seguano i fatti.
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lunedì 9 luglio 2018

Il mohair lana prodotta con metodi crudeli e brutali

In seguito alla campagna promossa dalla PETA molti marchi hanno deciso di eliminare l'uso e la vendita del mohair ( H&M, Esprit, Forever 21, ecc.) ed altri (Inditex , Esprit, la catena Zara) si sono impegnatati a vietare a breve questa lana ottenuta mediante negli allevamenti intensivi con enorme e gratuita sofferenza degli animali.
E nella speranza che altre ditte di abbigliamento, tra le quali Levi's o Ermenegildo Zegna Group, optino per la medesima soluzione.
La denuncia dell'associazione animalista era iniziata a maggio con la diffusione di video che svelano l'orrore della produzione del mohair. Il reportage era stato poi pubblicato dal quotidiano Washington Post.
Le riprese dei filmati sono state realizzate in 12 fattorie del Sud Africa ( nella regione di Karoo ), il maggior produttore mondiale di mohair, e mostrano le sevizie e violenze ( tra cui anche un operaio che decapita uno degli ovini ) inflitte alle capre d'angora in occasione della tosatura.
In queste fattorie la mortalità degli animali è assai elevata e circa il 25% degli ovini non raggiunge i 6 mesi di vita, età a cui avviene la prima tosatura.
Prima della tosatura per pulire la lana ( alcuni animali sono terrorizzati al punto di avere il mantello ricoperto di feci hanno il mantello ricoperto di feci per il terrore) le capre sono immerse in vasche con soluzioni chimiche la cui velenosità, tale da provocarne la morte se ingerite, non impedisce ai contadini di immergere a forza, spingendole sott'acqua, anche le teste degli ovini nel liquido.
Poi capretti ed adulti, come nella odierna produzione della lana, atterriti ed immobilizzati dal panico, sono brutalmente trascinati, feriti, mutilati se non addirittura uccisi per i tagli inferti durante la tosatura attuata molto velocemente, con modalità brutali e senza alcun riguardo per gli animali dal momento che la maggior parte degli addetti viene remunerato a quantitativo di lana tosata.
E i sopravvissuti, rimangono in assenza di riparo alcuno per 4/6 settimane dopo essere state privati del mantello che li protegge dal freddo a cui sono estremamente sensibili. Infatti, poichè con l'innalzarsi della temperatura le capre perderebbero naturalmente il vello invernale, sono sottoposte a tosatura prima della primavera quando la stagione è ancora rigida. Per questo molti animali muoiono per l'assenza di difesa dalle basse temperature con un tasso di mortalità che può arrivare anche all'80%.
Inoltre gli ovini subiscono operazioni estremamente dolorose come quali marchiatura mediante punzonatura con perforazione dell'orecchio, per mezzo di pinze molto aguzze, e castrazione con l'uso di strumentazione grossolana e senza anestesia alcuna.
Le capre che sopravvivono sono sottoposte a tosature ripetute per 5 / 6 anni finchè i loro denti sono consumati per la dieta inadatta a cui sono costrette e non riescono più ad alimentarsi. Sono allora vendute per essere macellate nei cortili delle fattorie in modo barbaro con attrezzi rudimentali senza sedazione o nei mattatoi dove le metodologie non sono meno crudeli.
L'organizzazione industriale Mohair SA, che produce circa il 50'% del mohair a livello mondiale ed esporta soprattutto nei paesi europei ed asiatici, ha sospeso la realizzazione della fibra nelle fattorie coinvolte nel video affermando di ritenere fuorviante l'immgine dell'industria trasmessa ed erroneo la maggior parte del rapporto. Ma il gruppo ha anche sostenuto che " Il trattamento degli animali determina in definitiva il reddito e la sostenibilità dell'agricoltore" legittimando così ogni violenza agita sugli animali in quanto motivata dal guadagno umano.
Purtroppo gli abusi nell'industria della lana sono da tempo divenuti la norma ed il settore del mohair non è esente da queste pratiche. Infatti solo la presa di coscienza dei consumatori ed il conseguente rifiuto di una fibra ottenuta in modo così cruento potranno indurre i marchi della moda ad evitare la commercializzazione di questi materiali.

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