L'epilogo
del caso del lupo ritrovato il 28 aprile 2017 scuoiato ed appeso ad
un cartello stradale ad un incrocio nelle campagne di Suvereto, al
confine tra le province di Livorno e Grosseto, dimostra che è
concreta la possibilità di risalire agli autori dei crimini
commessi contro la fauna selvatica e le specie protette.
Sono
occorsi circa 18 mesi di indagini accurate svolte dai carabinieri
forestali della provincia di Grosseto, su direttiva della Procura
della Repubblica di Grosseto ed in collaborazione con la sezione
operativa antibracconaggio di Roma ed il Reparto Ris dei carabinieri
di Roma, con l'impiego di sofisticate ed avanzate tecniche
investigative ( esame del Dna ed impronte digitali individuate sul
cartello stradale e corrispondenti a quelle ritrovate nell'azienda
di proprietà dell'indagato ) per individuare il giovane allevatore
di Riotorto, provincia livornese, responsabile del delitto.
Il
ragazzo è stato denunciato per i reati di uccisione di animale e
furto venatorio, imputazioni che dovrebbero portarlo a processo.
Era
soprannominato l'uomo delle carcasse per la serie di analoghi episodi
verificatisi in Maremma a partire dal 2013. Almeno 15 i canidi (11
lupi e 4 ibridi) i cui resti furono ritrovati nelle campagne e
l'ultima vittima, quella in questione, era stata catturata con un
laccio al collo, soffocato dopo lunga agonia o finito dallo stesso
allevatore, infine scuoiato ed appeso a testa in giù al cartello
stradale.
Nonostante
il responsabile neghi ogni addebito, ammettendo unicamente qualche
attacco al gregge ad opera dei lupi, le prove appaiono inconfutabili.
Esistono
quindi gli strumenti per rintracciare scoprire gli artefici dei reati
contro la fauna selvatica in generale e le specie protette in
particolare. Le problematiche riguardano esclusivamente la volontà
di intervento.
Poichè,
innanzitutto, occorre il riconoscimento della gravità di simili
crimini. Infatti solo la consapevolezza può spingere ad azioni di
contrasto adeguate e deterrminare risultati significativi.
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