Se è vero che l’approccio socio-giuridico all’animale è sottoposto a profondi cambiamenti che stanno rimuovendo il modello antropocentrico a favore di un riconoscimento anche del soggetto non umano come individuo dotato di sentimenti ed emozioni, e quindi meritevole di considerazione, è altrettanto vero che il percorso è solo in una fase propedeutica.
Se questa trasformazione inizia ad essere culturalmente avvertita da una parte della società non trova invece riscontro nella pratica reale.
Il diritto, in tema di rispetto e tutela della vita animale, risulta esitante poiché, come afferma Jean-Marie Coulon primo presidente onorario della Corte d’Appello di Parigi, la legge consente di accordare all’animale solo ciò che non interferisce con usi, bisogni e profitti dell’uomo.
Il mancato riconoscimento dei diritti animali e l’assenza di condanna delle pratiche violente a cui il gruppo umano sottopone gli animali attraverso lo sfruttamento e l’allevamento intensivo, la sperimentazione in laboratorio, la caccia e i traffici di vario genere è dovuta al fatto che questo limiterebbe la discrezionalità dell’azione umana.
Ed anche se non si può dubitare della conoscenza animale di piacere, sofferenza o dolore, è questo il motivo per il quale la ricerca empirica fatica a riconoscere agli animali schemi cognitivi ed emozionali e il potere giuridico tarda ad allinearsi con le rilevazioni scientifiche secondo un processo che ha portato l’uomo in passato a negare, attraverso la forma della schiavitù, rispetto e diritti anche ad individui della sua stessa specie.
La riflessione etica risulta quindi decisamente scomoda per il genere umano che si avvantaggia da sempre del mondo animale.
E’ stata accordata compassione, che ha portato all’approvazione di norme giuridiche, agli animali da compagnia, ma non alle altre creature.
Nell’espressione di Jean- Claude Nouet, medico biologo e cofondatore della LFDA, “ L’attenzione etica nei confronti dell’animale è organizzata in circoli concentrici successivi di empatia decrescente, che danno generalmente la priorità al cane e al gatto, passando dai mammiferi agli altri vertebrati, per finire agli invertebrati, generalmente considerati come alimento o minaccia”.
Per mascherare la violenza sugli animali è stata predisposta l’invisibilità grazie alla quale il consumatore non dubita della sua sensibilità ed esce indenne dal confronto con la propria coscienza.
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