Ancora un orso morto in Trentino. Si tratta di un esemplare adulto rinvenuto il 12 ottobre scorso e del quale, per l’avanzato stato di decomposizione, dalle prime analisi non è stato possibile stabilire il genere, né accertare le cause della morte, che solo gli esami necroscopici, previsti presso l’Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie, potranno stabilire.
La
località del ritrovamento, avvenuto ad opera del personale del Corpo
Forestale del Trentino, è quella dei boschi a monte dell’abitato
di Lover. La stessa zona dove erano già stati trovati altri due
orsi morti : uno limitrofo alla strada provinciale che collega Lover
e Sporminore il 21 marzo scorso e l’altro il 28 marzo 2015.
L’area
non è lontana da quella dell’aggressione allo jogger Vladimir
Molinari da parte dell’orsa KJ2, avvenuta a Cadine e degli
avvistamenti di Daniza segnalata nella val di Borzago e nel
territorio di Pinzolo.
La
Val di Non risulta quindi fatale per gli orsi. Forse perché non si
tratta di una valle qualunque, ma ad alta ricettività turistica e
con insediamenti come Madonna di Campiglio, Andalo, Ton ed altre
note località di villeggiatura. Un turismo legato allo sport
invernale ed inerenti strutture.
Zone
dove l’eventualità di realizzare attrezzature (piste e relativi
impianti di risalita) sciistiche rappresenta una fonte di guadagno
importante. Di interesse ben maggiore, secondo gli operatori
interessati, della vita degli animali, pur se patrimonio collettivo.
Come
pare sia accaduto nel caso di Daniza, l’orsa con due cuccioli
uccisa dal sedativo, la cui sorte ha commosso ed indignato l’intero
Paese.
E
gli episodi sono destinati a ripetersi finché non ci sarà una
maggior consapevolezza da parte dell’intera comunità del fatto che
la fauna selvatica rappresenta una vera risorsa non solo contributi
da sfruttare al momento opportuno ed impedimenti da abbattere qualora
appaia più conveniente far prevalere gli interesse individuali.
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