La
storia si ripete. Anche Xanda, uno dei figli del leone Cecil, è
stato ucciso nel medesimo modo. Abbattuto a colpi di arma da fuoco da
un cacciatore di trofei perchè la sua vita aveva lo stesso prezzo di
quella del più noto genitore massacrato nel 2015 : 45 mila dollari.
Il
leone è stao ucciso il 7 luglio scorso appena al di fuori dal parco
di Hwange, in Zimbabwe, ai confini con la foresta di Ngamo ( circa 2
km dalla riserva ) da un cliente del cacciatore professionista
Richard Cooke che gli ha fatto da guida. La battuta di caccia,
poichè l'uccisore di Xanda era fornito di regolare licenza, risulta
legale. Infatti la normativa vigente nel Paese prevede possano essere
oggetto di attività venatoria gli esemplari di età superiore ai 5
anni che si trovino all'esterno delle zone protette dei parchi
nazionali.
L'identità
del cacciatore non è stata resa nota probabilmente per evitare
diventasse bersaglio di proteste e campagne denigratorie come era
accaduto per il dentista Walter Palmer carnefice del leone Cecil.
Anche
nel caso di Xanda il fatto che l'animale fosse dotato di radiocollare
( come Cecil rientrava in uno studio relativo ai grandi felini
africani ) non è stato un deterrente all'attività venatoria : il
cacciatore ha infatti ucciso il leone e, senza incorrere in sanzione
alcuna, ha semplicemente restituito il collare con il Gps.
Ma
la pratica della caccia comporta, oltre all'eliminazione del singolo
individuo, altre gravi conseguenze sulla popolazione di questi
felini. Il cacciatore di trofei uccidendo un leone maschio ha messo a
repentaglio anche la vita dei cuccioli ( Xanda era padre di 7 piccoli
) e gli equilibrii dell'intero branco.
Proprio
quando la condizione della specie, come di moltissime altre, è
drammatica.
Lo
sfruttamento dei leoni nel continente africano risulta tragicamente
prosperoso dal momento che il turismo venatorio (settore in cui è
particolarmente affermato il “canned hunting” ) è la più grande
industria dell’Africa sub-sahariana.
Così
mentre il numero dei felini liberi risulta in forte calo e la specie
è avviata verso l'estinzione si assiste ad una crescita continua
della domanda di leoni per attività venatoria e terapeutica.
L'unica
soluzione consiste nel loro inserimento tra le specie a maggior
rischio d’estinzione ( attualmente rientrano nella lista delle
“vulnerabili” ) della Convenzione CITES e nel divieto totale
di caccia al leone.
La
situazione impone infatti scelte coraggiose alle quali i governi dei
Paesi africani si sono troppo a lungo sottratti : preservare la
ricchezza faunistica e naturale consentirebbe la riconversione del
business in reale turismo
sostenibile con
strategie a favore
dell'ambiente e della popolazione locale. Al contrario il perseverare
in un atteggiamento sorpassato ed ottuso determinerebbe, con la
scomparsa del leone, esclusivamente l'esaurimento della fonte di
reddito. Perchè alla fine della bellezza non c'è alternativa.
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