In
Russia è già iniziato il massacro dei cani e dei gatti vaganti
nelle 11 città russe che ospiteranno a giugno i mondiali di calcio
2018.
Come
nel 2004 ad Atene e nel 2008 a Pechino per le Olimpiadi estive, in
Ucraina in occasione degli Europei del 2012 ed a Sochi nel 2014 in
previsione delle Olimpiadi invernali.
Con
cifre impressionanti di vittime sacrificate in una infernale quanto
irragionevole mattanza che si protrae spesso anche ben oltre la
durata delle competizioni agonistiche.
Cambia
il Paese, ma rimane purtroppo immutata la modalità di affrontare il
problema del randagismo nell'intento di presentare al meglio i centri
urbani pronti ad accogliere turisti e manifestazioni sportive.
Nazioni
in cui la tematica dei cani vaganti pare perlomeno trascurata, se non
del tutto rimossa, in condizioni usuali per essere affrontata e
risolta con metodi indegni di Paesi civili in previsione di eventi
sportivi di notevole rilevanza.
I
sistemi utilizzati sono sempre quelli più semplici e sbrigativi per
ottenere effetti in tempi rapidi e lucrare, ancora una volta, sulla
morte degli animali.
Infatti
con lo stanziamento di cifre importanti da parte dei governi gli
sterminatori sono cacciatori di taglie prezzolati. Con le
amministrazioni che giustificano la carneficina adducendo le desuete
motivazioni di igiene e salute pubblica oltre che di "immagine
".
Ed,
in effetti, è proprio l'immagine di questi Paesi ad imporsi
prepotentemente : per la loro arretratezza culturale ed etica.
Mentre
la denuncia delle associazioni animaliste locali varca i confini
nazionali e change.org lancia una petizione https://www.change.org/p/vladimir-putin-fermiamo-la-strage-di-randagi-per-i-mondiali-di-calcio-in-russia-2018 nel
tentativo di fermare la
strage.
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