domenica 29 aprile 2018

Ancora stragi di cani randagi in Marocco e in Albania

Che lo sport a livello professionale non sia sempre un esempio di sana competizione agonistica è acclarato.
Ma che negli ultimi anni stia addirittura divenendo il pretesto per compiere massacri di cani e gatti vaganti è un fatto gravissimo. Che stronca insensatamente l'esistenza di troppi animali e lede all'immagine della manifestazione sportiva. In quanto segno di profonda ingiustizia e gretta inciviltà.
Come è avvenuto recentemente in Marocco dove, in prospettiva del passaggio di una delegazione della Fifa per la potenziale candidatura del Paese ai Mondiali di calcio del 2026, nel fine settimana del 7-8 aprile scorso si sono registrate stragi di randagi attuate da personale incaricato sotto gli occhi dei turisti. Che sono intervenuti, come alcuni abitanti locali, in difesa dei cani cercando di salvarli. Ed hanno denunciato per primi la mattanza sui social network diffondendo le immagini dei massacri avvenuti di notte ad opera della polizia mediante fucilazione di animali inermi a Taghazout, nel sud del Paese, a Aourir ed Agadir. Stragi confermate dalle associazioni locali, tra cui anche l'italiana Stray Dogs International Project che ha attuato un progetto mirato alla pacifica convivenza della popolazione con i randagi.
Ma il Marocco non è nuovo all'uso di simili sistemi per arginare randagismo e malattie correlate. E' stato per scongiurare l'uso di queste modalità che nel 2016 le associazioni presenti sul territorio, tra cui "Le cour sur la patte" sostenuta anche dalla Fondazione Brigitte Bardot, hanno stipulato con le istituzioni locali una convenzione finalizzata all'attuazione di un programma di sterilizzazione e vaccinazione contro la rabbia ed alla riduzione del numero dei cani vaganti con metodi non cruenti. Programma annullato dal ritorno alla vecchia e più sbrigativa pratica dello sterminio per fermare il quale sono state anche lanciate due petizioni on line : una rivolta al Ministero degli Interni ed al Capo del Governo ed una al re Mohammed VI.
Mentre sempre in ambito sportivo gli interventi a favore degli animali rischiano spesso di trasformarsi in incidenti diplomatici.
Infatti il pattinatore olandese Jan Blokhuijsen, medaglia di bronzo ai Giochi di Pyeongchang, ha suscitato un'aspra polemica e numerose proteste on line per aver chiesto, nell'accommiatarsi dalla conferenza stampa il 21 febbraio scorso, un miglior trattamento per i cani nella Corea del Sud esprimendosi implicitamente contro il consumo della loro carne.
Ma che le manifestazioni sportive siano solo un alibi per mettere in atto metodologie arretrate e rozze lo evidenzia un'ampia casistica.
Lo dimostra l'esempio dell' Albania, Paese nel quale il problema del randagismo viene sistematicamente "affrontato" con una vera e propria caccia al cane vagante come più volte documentato negli ultimi anni e dove sono attualmente in atto operazioni di pulizia sommaria nella zona di Tirana con il coinvolgimento delle autorità albanesi nonostante anche l'Italia collabori a progetti di sterilizzazione di questi animali.
Nel Paese infatti non sono presenti strutture governative che offrono rifugio ai cani liberi numerosi proprio per l'assenza di canili pubblici. E la modalità per attuare il controllo della popolazione dei randagi è stata da sempre unicamente quella della carneficina, come denunciato anche dalla trasmissione televiva Striscia La Notizia con un servizio di Edoardo Stoppa, solo recentemente parzialmente sostituita dai programmi di sterilizzazione.
Inoltre, in mancanza di una normativa a loro protezione, gli animali vivono in condizioni pessime e sono utilizzati per i combattimenti tra cani o la sperimentazione.
Per fermare l'odierna ennesima strage l'associazione Animal Rescue Albania ha indetto una manifestazione davanti al comune di Tirana. Ed opera per attuare una campagna di sensibilizzazione finalizzata alla realizzazione di un canile pubblico con la partecipazione del municipio del capoluogo oltre alla promulgazione di una legge a tutela degli animali.


per APPROFONDIMENTI






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domenica 22 aprile 2018

Morto per un equivoco l'orso marsicano ucciso dall'anestetico nel Parco nazionale d'Abruzzo

Un altro orso vittima del narcotico. Decesso dovuto ad uno "scambio di persona" : pare si volesse infatti catturare l'orso soprannominato Mario e considerato problematico.
Cattura autorizzata dal ministero dell'Ambiente (prevista tra le attività finalizzate al controllo degli esemplari ritenuti pericolosi), con preventivo parere dell'Ispra, per la quale era stata predisposta dal mese di febbraio una trappola a tubo, videosorvegliata e controllata direttamente dal personale del Parco, nel comune di Lecce nei Marsi ( L'Aquila).
Ma quando mercoledì notte è scattato il segnale di allarme collegato alla "tub trap" l'orso in trappola era un giovane esemplare maschio che non era mai stato munito di radiocollare nè marcato : un individuo tranquillo e mansueto.
La squadra di cattura recatasi sul posto ha proceduto a sparare l'anestetico al plantigrado il quale ha subito manifestato i problemi respiratori che ne hanno causato la morte in poco tempo.
Solo molte ore dopo ci si è resi conto dell'errore.
Perchè in Italia per una, sen'altro fortuita coincidenza, tutti gli orsi considerati problematici muoiono a causa della sedazione.
Una casualità, verificatasi con Daniza e con animali dal destino annunciato, così reiterata da suscitare il legittimo dubbio che siano stati giustiziati con il narcotico.
In quanto è ben noto ai medici veterinari che il sovradosaggio degli anestetici può causare bradipnea, arresto respiratorio, una delle emergenze possibili in seguito all'uso di sostanze farmacologiche il cui esito può rivelarsi letale.
Purtroppo occorre poco affinchè i plantigradi siano considerati pericolosi : è infatti sufficiente mettere in atto comportamenti tipici della specie ed affini a tutti gli esseri viventi come tentare di soddisfare l'istinto della fame o difendere la prole dagli atteggiamenti minacciosi o violenti dell'uomo.
Ed infatti Mario, l'orso definito confidente a cui era destinato il narcotico, non ha mai manifestato aggressività, ma è con ogni probabilità semplicemente un esemplare curioso e vivace. Maschio di circa 3-4 anni e 120 kg di peso e, pare, munito di radiocollare, è reo di una visita con razzia di galline ad un pollaio vicino ad una casa, protagonista della involontaria introduzione l'estate scorsa in una abitazione in cui era rimasto intrappolato e dello sconfinamento a Pescasseroli nel Centro Visita del Parco nazionale d'Abruzzo, avvenuto nell'autunno 2017 percorrendo una notevole distanza, per raggiungere il recinto in cui l'orsa Yoga è stata rinchiusa perchè non teme la presenza umana.
Tutti episodi senza conseguenze per gli esseri umani ma sufficienti per condannare un orso attivo e intraprendente.

per APPROFONDIMENTI :

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2018/04/19/orso-muore-durante-cattura-nel-parco-dabruzzo_97325035-f8b0-4001-8a6b-dbeb79a6b3ad.html








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