venerdì 25 marzo 2016

L’olfatto dei cani nella nuova diagnostica delle patologie tumorali




Il ministro inglese Lord David Prior che lo scorso anno aveva proposto, in qualità di sottosegretario di Stato per la Sanità della Camera dei Lord, il ricorso ai cani nelle strutture sanitarie britanniche anglosassoni per la diagnosi di patologie tumorali è stato precursore di una nuova tendenza.
In Inghilterra è stata attuata una ricerca che ha interessato riguardato 3.000 pazienti e cani istruiti, mediante un corso triennale presso il Milton Keynes University Hospital, ad invidividuare le neoplasie alla prostata fiutando campioni di urina. Mentre per le donne la diagnostica del cancro al seno viene eseguita dagli animali sull’alito delle pazienti.
Analogamente allo Ieo di Milano un gruppo di ricercatori ha iniziato uno studio similare allo scopo di definire una nuova metodologia diagnostica attraverso l’elevato potenziale olfattivo dei cani per riscontrare l’odore marcatore delle neoplasie nelle urine.
Indagini affini sono svolte da alcuni anni in vari Paesi, oltre che in Gran Bretagna negli Stati Uniti, Giappone, Cina  ed Olanda, con il coinvolgimennto anche di altri animali  ( ad esempio le  formiche potrebbe permettere la scoperta del diabete in quanto attratte dall’alta percentuale di glucosio contento nelle urine).
L’applicazione può essere interessante a patto che l’attività esercitata dai cani e/o altri animali sia effettuata solo per breve tempo durante la giornata e si trasformi in una mansione gratificante e non si traduca  nell’ennesima forma di sfruttamento animale. 




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sabato 19 marzo 2016

La salvaguardia delle rondini specie a rischio di estinzione

La prima del 2016 è stata vista il 12 marzo a Diaccia Botrona, ed entro aprile le rondini saranno tornate su tutta la penisola italiana.
Poiché la specie è a rischio la LIPU della sezione locale ha chiesto ai Comuni della provincia di Grosseto di  adottare una delibera “salvarondini” per salvaguardare i volatili.
Già negli anni scorsi alcuni comuni hanno adottato provvedimenti tesi ad evitare la distruzione dei nidi che avvengono casualmente, durante gli interventi edilizi,  o volontariamente, per evitare le deiezioni dei volatili.
Le rondini sono tutelate ai sensi della Direttiva CEE 79/409 relativa alla Conservazione degli Uccelli Selvatici, dalla Convenzione Internazionale di Berna sulla conservazione degli ambienti naturali, delle specie e dei loro siti di nidificazione, dalla  Convenzione Internazionale di Bonn che ratifica l’impegno dei Paesi aderenti alla conservazione delle specie migratorie e dei loro habitat, infine dalla Legge 157/1992 e dalla Legge Regionale della Lombardia n. 26/1993.
Proprio per superare il problema della distruzione dei nidi durante le opere di ristrutturazione degli immobili alcune associazioni animaliste hanno avviato delle campagne per l’installazione di nidi artificiali a sostituzione di quelli rimossi. L’opera di sensibilizzazione ha coinvolto alcune amministrazioni comunali che le quali hanno approntato accorgimenti e provvedimenti per la salvaguardia dei volatili mediante la sostituzione dei nidi distrutti e l’emanazione di opportune delibere.
Il Comune di Rozzano ha realizzato una apposita struttura ( la casa delle rondini dotata di nidi artificiali nell’Oasi dello Smeraldino-.parco 4 ) e nel 2005 ha approvato un Regolamento di Tutela degli Animali per aumentare la salvaguardia di questi uccelli. Oltre a vietare fino al 15 settembre le ristrutturazioni edilizie che implichino la distruzione dei nidi, a sollecitare gli agricoltori ad un uso responsabile dei prodotti chimici ed a vietare la raccolta delle uova dei volatili. Misure similari sono state adottate anche dal Comune di Opera, in Lombardia, di Genova e nella bozza del Regolamento di Tutela degli Animali del 2015 del Comune di Milano. Mentre il Comune di Marciana ( isola d’Elba) ha inserito nel Regolamento edilizio la prescrizione di utilizzare, per i manti delle coperture dei tetti, tegole con apertura adatte a consentire l’ingresso delle rondini.
La specie appare infatti sempre più esposta al rischio di estinzione e gli avvistamenti di volatili sono divenuti progressivamente più rari.
Attualmente si stima che le rondini coinvolte nella migrazione siano circa 150.000. Un numero in costante ed ininterrotto calo secondo uno studio della Bird-Life International per la quale la popolazione europea tra il 1970 e il 1990 ha avuto una riduzione del 40%.  
Allo scopo di tutelatre questi volatili nel 2014 , attraverso la collaborazione di Lipu, CISO ( Centro Italiano Studi Ornitologici ) ed Ebn Italia,  è stato realizzato il portale online www.ornitho.it mediante il quale si possono comunicare segnalazioni e documentazione ( foto, video, filmati ) idonee ad indicare gli avvistamenti e le posizioni di nidificazione di rondini e balestrucci sull’intero territorio italiano.          
Le rondini risentono dei cambiamenti climatici in atto mentre il loro habitat naturale è scomparso o ha subito cambiamenti notevoli
Modifiche ambientali, eliminazione di elementi quali siepi, prati, orti, canali e fossati,  agricoltura intensiva con l’uso massiccio di fertilizzanti ed antiparassitari chimici,  scomparsa di stalle e fienili tradizionali, che rappresentavano l’ambiente ideale per la nidificazione, e di ambienti analoghi  ne mettono a rischio la sopravvivenza.
E senza il loro sostanziale apporto nella lotta contro insetti e zanzare questi ultimi proliferano.
Occorre quindi un intervento immediato per evitare il nostro cielo rimanga deserto e muto durante la primavera.


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sabato 12 marzo 2016

L’affare del bracconaggio e del commercio illegale di specie rare

Il fenomeno del bracconaggio ha assunto negli ultimi anni proporzioni così rilevanti da determinare  lo sterminio di moltissime specie animali che paiono irrimediabilmente destinate all’estinzione.
Ai devastanti effetti del commercio illegale di animali selvatici corrisponde un giro d’affari enorme, stimato in 23 miliardi di dollari l’anno. Che rappresenta a livello internazionale, dopo armi e droga,  la tipologia di contrabbando più remunerativa, sostenuta dalla richiesta asiatica e dal commercio on line.
Pur se il bracconaggio ha sempre avuto un risvolto economico, in passato rappresentava un fenomeno circoscritto ad ambiti locali. Attualmente invece, per effetto della globalizzazione e delle tecnologie, ha assunto proporzioni e modalità che ne fanno un business redditizio e privo di confini. Che sempre più frequentemente serve a finanziare terrorismo o narcotraffico. L’incremento dei conflitti, a fronte del limitato pericolo di condanne e della tenuità delle pene, ha determinato uno smisurato aumento del commercio illegale di specie rare. Crimine che, sostenendo la corruzione ed il terrorismo,  genera   ed inasprisce aggrava ingiustizie disuguaglianze prevaricazioni e povertà delle popolazioni locali.
Il traffico di avorio, corni di rionoceronti, pelli di felini selvatici, lane, ma anche di fauna selvatica (coccodrilli e rettili, volatili, pesci, farfalle) è in costante aumento.
Il solo commercio dell’avorio dal 2007 ad oggi è più che raddoppiato. E, paradossalmente, il rischio di estinzione delle specie cacciate provoca l’incremento del prezzo della “merce” accrescendo il profitto delle organizzazioni criminali.
In Asia il costante saccheggio di animali selvatici, imputabile a fattori culturali a cui concorrono credenze, superstizioni e medicine tradizionali, sta determinando la scomparsa fine estinzione di parecchie specie (tigre, leopardo, rinoceronte, antilope tibetana ).
Ma è proprio la richiesta asiatica a rendere inarrestabile questo commercio perché l’Asia è il maggior mercato per quanto riguarda il commercio di prodotti derivati da specie protette e quindi il Paese con maggior traffico illecito. Ed il maggior acquirente di bracconaggio e commercio illegale che si dirama dal continente africano. L’Africa è infatti il Paese dove avviene un incessante massacro.
Il rinoceronte è a un passo dall’estinzione con cinque specie scomparse alla fine del secolo scorso ed una, quella del rinoceronte nero, diminuita a meno del 10 %. In Sudafrica e Zimbabwe, dove si trovano il maggior numero di esemplari, la strage è in vertiginoso aumento  per il valore,  66.000 dollari al kg, raggiunto dal corno dell’animale.
Particolarmente ricercato l’avorio, soprattutto in Cina, dove sul mercato nero può costare anche 3.0000 dollari al kg un prezzo estremamente redditizio per le milizie armate che nel continente africano agiscono impunemente anche nelle riserve.  Mentre i commercianti di avorio variano costantemente le rotte e la movimentazione della merce per eludere i controlli e sottrarsi alle normative,. La corruzione dei funzionari fa il resto.
Le cifre rivelano la drammatica situazione : se in Senegal e Sierra Leone gli elefanti sono estinti, in Zimbabwe nel 2013 sono stati massacrati più di 300 pachidermi nel Hwange National Park, in Mozambico il bracconaggio ha trucidato più di 2.500 animali, nella riserva di Selous in Tanzania dal 2009 al 2013 sono stati uccisi due terzi degli esemplari presenti mentre nella Repubblica Democratica del Congo ne sono stati sterminati oltre 1.000. 
Attualmente in Africa sono presenti tra i 400 e i 600 mila elefanti e poiché ne vengono uccisi tra i 20.000 e i 25.000 all’anno risulta che dal 2010 sono stati abbattuti molti più esemplari di quanti ne nascano. L’estinzione della specie appare inevitabile ed imminente ( 25 – 50 anni secondo gli esperti) se non si attueranno immediatamente interventi adeguati.
L’inasprimento delle pene appare urgente per evitare che bracconieri ed acquirenti colti sul fatto abbiano communate solo piccole sanzioni o detenzioni di esigua durata ( il principale cacciatore di elefanti del Congo, Ghislain “Pepito” Ngondjo, ha avuto una condanna di soli 5 anni di carcere per aver sterminato centinaia di pachidermi).
Ma anche per proteggere l’incolumintà dei guardie forestali che risultano numericamente inferiori e decisamente meno attrezzate dei bracconieri.
Come proposto da John Scanlon, segretario generale della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, occorre equiparare,  i crimini dell “illegal wildlife trade” contro la fauna selvatica ai reati gravi quali il traffico di armi e stupefacenti.
Inoltre, poiché l’Europa è il continente di transito per i traffici illegali come dimostrato dagli annuali sequestri di questo tipo di prodotti, è indispensabile che l’UE fermi il passaggio di questi commerci  sul proprio territorio.
Infine maggiori controlli e pene più severe risultano necessari anche negli Stati Uniti ed in Europa che sono tra i principali acquirenti di prodotti legati a specie protette.


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domenica 6 marzo 2016

Il brutale sfruttamento degli struzzi in Sud Africa






Non esiste specie animale esente dalla crudeltà umana.
Anche gli struzzi ne subiscono le conseguenze. Come ha denunciato l’organizzazione Peta documentando con video la situazione degli allevamentoi e dei macelli degli struzzi in Sud Africa.
Un’investigazione del settembre 2015 ha infatti rivelato le condizioni di questa fiorente industria nel Paese africano. Le due maggiori aziende di struzzi da macello, Mosstrich e Klein Karoo, forniscono pellami per prodotti di lusso a marchi come Hermès, Prada , Louis Vuitton ed altre importanti società di moda. Le piume degli animali sono utilizzate per la realizzazione dei costumi di spettacolo del Carnevale brasiliano e del Moulin Rouge, nell’imbottitura di piumini e nella produzione di accessori. Infine la carne viene commercializzata in tutto il mondo ed ovviamente nell’intero Sud Africa.
I macelli in cui gli struzzi vengono trasportati, storditi ed uccisi recidendogli la gola presentano le stesse aberranti condizioni riscontrabili in tutti i macelli. Come medesimo è il terrore e l’orrore provato dagli animali che sono sempre di giovane età. 
Peta ha lanciato una petizione on line con l’obierttivo di esercitare pressione sulle grandi firme del lusso per porre fine all’uso dei pellami di struzzo e di altre specie esotiche per le confezioni di moda e promuovere con la scelta vegana la moda etica.




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