Il ministro
inglese Lord David Prior che lo scorso anno aveva proposto, in qualità di
sottosegretario di Stato per la Sanità della Camera dei Lord, il ricorso ai
cani nelle strutture sanitarie britanniche anglosassoni per la diagnosi di
patologie tumorali è stato precursore di una nuova tendenza.
In
Inghilterra è stata attuata una ricerca che ha interessato riguardato 3.000
pazienti e cani istruiti, mediante un corso triennale presso il Milton Keynes
University Hospital, ad invidividuare le neoplasie alla prostata fiutando
campioni di urina. Mentre per le donne la diagnostica del cancro al seno viene
eseguita dagli animali sull’alito delle pazienti.
Analogamente
allo Ieo di Milano un gruppo di ricercatori ha iniziato uno studio similare
allo scopo di definire una nuova metodologia diagnostica attraverso l’elevato
potenziale olfattivo dei cani per riscontrare l’odore marcatore delle neoplasie
nelle urine.
Indagini
affini sono svolte da alcuni anni in vari Paesi, oltre che in Gran Bretagna
negli Stati Uniti, Giappone, Cina ed
Olanda, con il coinvolgimennto anche di altri animali ( ad esempio le formiche
potrebbe permettere la scoperta del diabete in quanto attratte dall’alta
percentuale di glucosio contento nelle urine).
L’applicazione può essere interessante a patto che l’attività esercitata
dai cani e/o altri animali sia effettuata solo per breve tempo durante la
giornata e si trasformi in una mansione gratificante e non si traduca nell’ennesima forma di sfruttamento animale.
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