L’ultima
vittima, a Magasa nel bresciano, è un cucciolo che ha ingerito un’esca
imbottita probabilmente con pesticida.
Ma quella
dell’avvelenamento degli animali sta diventando una vera e propria emergenza. I
casi sono in crescita esponenziale e i servizi veterinari dell’Asl precisano
che le stime sono per difetto poiché non comprendono gli eventi per i quali non
vi è stata la possibilità di esaminare il boccone né quelli che si sono risulti
favorevolmente perché le cure hanno determinato la salvezza del cane o del
gatto.
Ma il
rapporto con gli animali rappresenta lo specchio dell’esistenza umana. Crudeltà
e maltrattamenti sono generati da un modello culturale fondato su violenza e
prevaricazione, indifferenza emotiva e disprezzo per le esigenze degli altri, intolleranza e abuso.
Il male è spesso molto più vicino
di quanto si ritiene proprio perché nasce dall’incapacità di riconoscere ed avvertire la sofferenza
altrui mentre il mancato riconoscimento dei diritti animali legittima di fatto
le pratiche violente.
Solo una schietta riflessione etica e l’accettazione di limitazione
della discrezionalità dell’operato umano può invertire la tendenza alla
crescita dei fenomeni brutali e portare a una maggior tutela della vita
animale.
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