Questa
pratica provoca sofferenze fisiche e psicologiche agli animali. Ma negli Usa le indagini mirate a capire
decorso delle patologie mentali, ed efficacia dei farmaci, correlate
all’assenza delle cure parentali ha implicato crudeltà ancor più accentuate.
L’associazione PETA ha ampiamente denunciato l’orrore di questa sperimentazione
effettuata sui cuccioli sottoposti a trattamenti aberranti.
Il
National Institutes of Health (NIH) a Poolesville nel Maryland, ha infatti
condotto per anni ( dagli anni 50 ai 70 ) esperimenti brutali sui cuccioli di
scimmia : neonati tolti alle madri e messi,
traumatizzati, in isolamento
all’interno di anguste scatole metalliche anche per un intero anno, altri
piccoli la cui madre era sostituita con una genitrice realizzata in legno e
filo.
Autore
di queste pratiche era Harry Harlow, il quale notando il permanente trauma
psichico prodotto da queste prolungate e tremende condizioni estese i suoi test
accentuando la violenza ( cuccioli così fortemente traumatizzati da impazzire o
morire dopo essere stati rinchiusi in totale isolamento in un contenitore metallico
scuro chiamato il “pozzo della disperazione” e che a loro volta, dopo una
gravidanza forzata, maltrattavano ed uccidevano i loro piccoli).
La
sperimentazione relativa agli effetti della carenza di cura materna sui neonati
di primati è proseguita fino ai giorni nostri mediante l’operato di Stephen
Suomi, allievo e collaboratore di Harlow.
Così
annualmente nei laboratori del NIH nascono 40-60 esemplari, cresciuti per
sviluppare la malattia mentale staccandoli, poche ore dopo il parto, dalla
madre per provocargli ansia, depressione, aggressività, ma anche calo
ponderale, diarrea, ecc. e comportamenti autolesionistici
I
neonati, tolti alle madri, sono rinchiusi in piccole gabbie e terrorizzati
con forti rumori, da esseri umani o da
serpenti elettronici inseriti nei contenitori o ancora forzati a mantenere il
capo in alcune posizioni. Piccoli atterriti nel vedere la propria madre,
sedata, perdere conoscenza e rimanere immobile come morta mentre vengono
allattati. Infine costretti a subire metodologie cliniche agghiaccianti come l'inserimento di apparecchiature fissate alla scatola cranica per somministrare, mediante iniezioni intracraniche, farmaci o etanolo al fine di generare dipendenza dall'alcol simile a quella degli eilisti. Dopo essere stati sottoposti per anni a sperimentazioni estremamente violente e dolorose i macachi vengono uccisi.
Gli
esperimenti proseguono nonostante lo stesso Suomi abbia riconosciuto
l’irrilevanza di tali indagini per la verifica dell’efficacia sull’uomo di
farmaci antidepressivi ( in particolare in bambini ed adolescenti con disturbi
psichici) ed abbia ammesso la necessità della ricerca sul modello umano per
conseguire risultati attendibili.
Questi
test, realizzati con denaro pubblico, continuano mentre la ricerca fondata sul
modello umano soffre della carenza di finanziamenti.
Forse non erano necessari esperimenti di tal tipo per
comprendere che il dolore vissuto nel’infanzia lascia un segno indelebile.
Talvolta interrogarsi circa il proprio operato riserva sorprese soprattutto per
il genere umano. Perché se nei primati non umani lo squilibrio mentale deve
essere indotto con la tortura nella specie umana pare risulti connaturato in
molti esemplari.
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