Paolo Margi, campione di dressage a Barcellona ed Atlanta, con la condanna alla radiazione del tribunalesportivo della Federequitazione, è stato espulso dal mondo delle gare e dell’equitazione.
L’ex atleta azzurro al termine
della carriera olimpica era diventato istruttore federale. E proprio durante
uno dei massacranti allenamenti infierì sul cavallo Flambo, che gli era statao
affidato, fino a determinarne la morte. L’equino era morto poche ore dopo
all’addestramento durante il quale l’istruttore l’aveva impegnato al giro da
terra alla doppia corda (lounge). L’autposia permise di appurare che la causa del decesso
dell’animale era stata la frattura scomposta di due vertebre.
Le motivazioni
dei giudici riportano che Paolo Margi “ sottopose il cavallo Flambo a un metodo
di allenamento aggressivo, fonte di disagio tale da provocare la ribellione del
cavallo, l’impennata, la rovinosa caduta a terra con conseguente frattura delle
vertebre cervicali causa del decesso”.
Iincurante delle condizioni disperate dell’animale, l’istruttore lo
costrinse con la forza, insieme ad altre persone, a rialzarsi operando “con
motivi abbietti e particolare crudeltà”, gli somministrò farmaci controindicati
accrescendogli così il dolore e mentì al veterinario “parlando di una colica”.
Margi non era nuovo ad episodi
analoghi : in seguito alla morte di un cavallo era infatti stato denunciato per
maltrattamenti, accusa dalla quale fu assolto nel 1998.
A riprova, se ancora fosse
necessario, che la doma e l’addestramento sono pratiche estremamente violente
il cui fine ultimo è l’annullamento della volontà dell’animale e la sua riduzione a uno stato di
asservimento fisico e psicologico
ottenuta con il ricorso alla tortura.
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