I
consumatori rifiutano l’olio di palma e la grande distribuzione si
è in larga parte adeguata evitando di proporre la vendita di
prodotti che lo contengono.
Ma
nei prodotti alimentari freschi, confezionati artigianalmente, gli
ingredienti utilizzati per la sua confezione non sono dichiarati, se
non in modo sommario, per l’assenza di etichettatura, motivo per il
quale risulta impossibile conoscere anche la provenienza delle
sostanze adoperate.
Purtroppo
in questi alimenti l’uso dell’olio di palma abbonda perché molte
pizzerie, ristoranti, ma anche panifici, pasticcerie e rosticcerie lo
utilizzano in sostituzione di altri oli o grassi.
Come
già denunciato dalla trasmissione Report e da molti professionisti
del settore dell’informazione.
Dal
momento che la situazione nel Borneo e a Sumatra è drammatica per
l’impatto devastante dei roghi mentre sono evidenti le difficoltà
di conversione del ciclo produttivo mediante coltivazioni
sostenibili della palma da olio ( l’organizzazione delle
piantagioni con l’alto, 80% , tasso di illegalità e la complessità
dei controlli impediscono di fatto una tempistica rapida ed efficace
) non rimane che optare per la messa al bando totale di questo
grasso. In ogni suo utilizzo attraverso la legittima richiesta di
informazioni sulle materie prime impiegate anche nelle preparazioni
artigianali.
Le
scelte dei consumatori possono infatti risultare realmente incisive
per il mercato e concorrere a tutelare oranghi e foreste.
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