Animali
che scappano (come i 4 cammelli che hanno superato la recinzione del
recinto a una settantina di km da Bruxelles) o che si ribellano ed
attaccano gli addestratori ( come il leone che in Francia ha ferito
gravemente il domatore o la tigre siberiana dello Hametron Zoo Park,
in Inghilterra, rinchiusa da anni in pochi metri quadrati che ha
ucciso una guardiana dello zoo entrata nel suo recinto ) sono solo le
ultime notizie dei tentativi di ribellione delle creature ad una vita
di violenze e soprusi imposti nei circhi e nei giardini zoologici.
Perchè
ciò che viene celato agli occhi degli spettatori e talvolta anche
dei veterinari sono le reali condizioni di vita degli animali
utilizzati negli spettacoli. Un'esistenza di sfruttamento,
maltrattamenti e sevizie se non vere e proprie torture inflitte allo
scopo di costringere queste creature ad assumere posture ed a
svolgere "esercizi" assurdi ed al limite di ciò che la
loro struttura fisica permette.
Come
dimostra anche il filmato girato di nascosto dalla ong ADI nell'arco
di 15 anni in differenti circhi della Gran Bretagna ( e presentato
da Eurogroup for Animals presso il parlamento europeo a Bruxelles
nell'aprile scorso per sensibilizzare circa la graduale dismissione
dei circhi con animali in Europa) che evidenzia come le condizioni
degli animali rimangano inalterate in molte delle strutture circensi
con una realtà drammatica fatta di frustate, bastonate, colpi con
uncini, catene così corte da impedire qualsiasi movimento, gabbie di
dimensioni estremamente ridotte e giacigli luridi.
Condizioni
frequentemente mascherate durante le ispezioni della polizia
veterinaria con la presentazione di situazioni di detenzione
rientranti nelle normative.
L'opinione
pubblica è però sempre più contraria allo sfruttamento degli
animali negli spettacoli circensi ( a Kiev nell'aprile scorso si è
tenuta una manifestazione a riguardo proprio in seguito
all'abbattimento di una leonessa scappata "evasa da un circo) .
Ed
aumenta, pure in Italia, il numero dei circhi denunciati per
maltrattamento e detenzione in condizioni inadeguate, mancato
rispetto della convenzione CITES a tutela del benessere animale e
della sicurezza degli spettatori oltre che delle norme inerenti le
condizioni di detenzione e di trasporto di animali pericolosi.
Infatti
violazione ed elusione delle disposiziobni vigenti in materia sono
sistematiche attraverso il ricorso ad interpretazioni pretestuose o
disposizioni formulate allo scopo anche da parte delle autorità
nonostante il recepimento e la conferma dell'importanza del valore
delle norme CITES nella Legge 426/98.
Medesime
risultano le condizioni di detenzione degli animali presso gli zoo, i
parchi ecc. ( di una settimana fa la notizia del sequestro di 4
cercopitechi rinchiuse da anni nel Lago parco zoo di Castelvetro,
Modena; dello scorso aprile il video filmato della Peta che ha
svelato l'uso di aste metalliche con uncino per addestrare i
cuccioli di elefante a compiere esercizi da parte di alcuni custodi
dello zoo di Hannover).
E
che vedono sul territorio italiano una situazione anomala. Infatti
benchè i giardini zoologici non siano considerati luoghi di
intrattenimento e spettacolo dalla legislazione europea, nel nostro
Paese una legge del 1968 equipara alcune strutture che detengono
animali in cattività con i circhi e gli spettacoli viaggianti. Dal
momento che questi ultimi ricevono finanziamenti pubblici, al fine
di usufruirne delle sovvenzioni statali in Italia vi sono degli zoo
delle strutture zoologici con parchi divertimento al loro interno.
Strutture
che in parecchi casi risultano addirittura abusive pur se aperte al
pubblico pagante o che non rispettano la normativa relativa
all'importazione come nei casi più recenti ( 2015 sequestro in
Sardegna di due strutture zoologiche abusive in quanto senza regolare
licenza nonostante da tempo aperte al pubblico delle quali una, in
provincia di Medio Campidano , ospitava specie esotiche a rischio di
estinzione ed animali pericolosi in spazi angusti ed in pessime
condizioni e l'altra, in provincia di Nuoro, realizzata come
allevamento di struzzi deteneva procioni, scimmie ed un canguro;
giugno 2016 confisca dal Parco delle Cornelle, Bergamo, di una
settantina di esemplari appartenenti a specie protette importati
illegalmente e senza rispettare la convenzione CITES; 2016 nel
comune di Saviano, Napoli, sequestro di uno zoo clandestino in cui
nel quale si trovavano oltre 100 animali appartenenti anche specie a
specie esotiche e protette ).
Incrementano
di conseguenza le segnalazioni di maltrattamenti ed abusi da parte di
associazioni animaliste e cittadini ed aumentano le ispezioni di
veterinari e forze dell'ordine, l'applicazione di sanzioni
pecuniarie ed i divieti di utilizzo oltre che i sequestri, da parte
delle autorità giudiziarie, di animali detenuti in condizioni
inacettabili. Pure se non risulta affatto semplice trovare luoghi
idonei ad ospitare le traumatizzate creature e spesso ciò significa
che vengono affidate in custodia giudiziale, anche se temporanea,
proprio agli stessi aguzzini ai quali erano state requisite.
Purtroppo
la componente più reazionaria e retriva ( circensi in prima linea)
del nostro Paese, e non solo, prosegue nella assurda richiesta di
continuità di una tradizione che vuole la presenza degli animali
negli spettacoli testimoniando la difficoltà ad affrancarsi dal
passato per realizzare un effettivo ammodernamento.
Perchè
quello degli animali detenuti in prigionia in strutture ai fini di
intrattenimento è un business i cui scopi sono prettamente economici
( la salvaguardia delle specie a rischio di estinzione va effettuata
con politiche e programmi di conservazione in ambito locale mediante
la tutela dell'habitat poichè gli esemplari nati in cattività e
completamente dipendenti dall'uomo non sono in grado di procurarsi
cibo e difendersi nell'ambiente naturale ).
Queste
strutture risultano infatti del tutto inefficaci in termini di
ripopolamento mentre presentano un'elevata pericolosità nelle fasi
di cattura e trasporto anche per gli individui nati in cattività e
ceduti ad altre strutture.
Inoltre
le condizioni di captivazione provocano grande disagio e sofferenza
negli individui poichè la reclusione inibisce le necessità
etologiche e li costringe alla sopravvivenza in condizioni
innaturali in spazi impropri, in gabbie anguste o perennemente
legati a catene (impediti nei movimenti o addirittura immobilizzati),
in contesti climatici estranei e spesso opposti a quelli del luogo
d'origine, in una situazione di stress causato dalla costante
presenza dei visitatori od obbligati ad esibizioni antitetiche alla
loro natura.
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