I
casi di diabete negli animali d'affezione sono in forte crescita sia
per gli errati stile di vita, alimentazione scorretta e sedentarietà,
che per l'età sempre più avanzata anche nei pet. Come per gli
esseri umani è una malattia che può rimanere silente a lungo ed i
cui sintomi appaiono spesso a malattia conclamata.
Il
diabete è una patologia endocrina frequentemente
causata dall'insufficienza o assenza di produzione
dell'insulina, un ormone che regola i valori di zuccheri nel
sangue, da parte del pancreas.
Esistono
varie forme tipi di diabete : di tipo I, tipo II,
indotto da progesterone, da farmaci.
Il
diabete di tipo I, detto anche insulino-dipendente
(IDDM) e nel quale l'insulina è quasi del tutto assente, è
quello più frequente nei cani, il diabete di tipo II
non insulino-dipendente (NIDDM) , associato all'obesità
e nel quale l'insulina viene prodotta in quantità insufficiente o
l'organismo non è ricettivo al suo effetto, è più frequente
nell'uomo e nel gatto meno nel cane. Il diabete mellito di
tipo II non insulino-dipendente (NIDDM) , se precocemente
riconosciuto e curato, può essere reversibile.
Il
diabete progesterone indotto si presenta maggiormente nel
cane femmina non sterilizzata ed è provocato
dall'ormone progesterone che determina l'insulino-resistenza,
ossia la minor risposta alla capacità dell'insulina di ridurre il
glucosio nel sangue. Per questa forma di diabete si può avere la
regressione senza trattamento insulinico se riconosciuto in tempo
e a sterilizzazione effettuata.
Il
diabete da farmaci è determinato da alcuni medicinali
( cortisone, ormoni progestinici ed estrogeni ) che, se somministrati
per tempo prolungato a dosi elevate, inducono la produzione di
glucosio a partire dai grassi dell'organismo, aumentando la glicemia
e provocando insulino-resistenza.
Fattori
di rischio per lo sviluppo del diabete sono l'ereditarietà
sia nel cane che nel gatto, il genere per il
cane ( nella femmina la patologia malattia è molto più
frequente che nel maschio), l'età ( nel gatto si presenta in
genere con maggior frequenza dopo i 7 anni, nel cane dagli 8 ai 10
anni), l'obesità indotta da un'errata alimentazione
caratterizzata da un'eccesso di carboidrati e da un'intolleranza agli
stessi ( pare che nei gatti diabetici a causa del forte sovrappeso
vi sia un'eccessiva produzione ed accumulo di amilina, una sostanza
prodotta dal pancreas, che si deposita in una zona del medesimo
organo inducendo una riduzione della produzione di insulina). Inoltre
la patologia pùò essere favorita anche da malattie predisponenti
come le infezioni croniche e le forme tumorali.
Nel
cane è più frequente la predisposizione genetica e di
razza oltre alle patologie metaboliche mentre nel gatto
spesso alimentazione e stile di vita ( scorretta alimentazione
ed inattività ) sono i fattori determinanti che causano lo
sviluppo, nella maggioranza dei casi, di un tipo di diabete
definito non insulino dipendente.
Le
razze che risultano maggiormente predisposte nei
cani sono : Bassotti, Barboncini, Border terrier, Cain terrier,
Yorkshire terrier, Pinscher, Setter inglese, Tibetan terrier mentre
Boxer, Pastore tedesco e Gloden Retriver appaiono meno inclini allo
sviluppo della malattia ; nel gatto solo la razza Burmese
sembra avere una maggior predisposizione.
La
diagnosi del diabete non è sempre semplice ed implica oltre
al riscontro dei sintomi anche analisi di laboratorio.
La
sintomatologia si manifesta nelle medesime modalità sia per
il cane che per il gatto.
Infatti
nell'animale diabetico è insufficiente o
assente la produzione dell'insulina,
l'ormone che regola i valori di zuccheri nel sangue.
Dal
momento che i glucidi non riescono ad essere utilizzati ed
immagazzinati sotto forma di energia restano costantemente nel
circolo sanguigno e quindi il loro valore, la glicemia,
rimane sempre elevato anche a digiuno ( quando dovrebbe invece
essere basso) : fenomeno definito insulino-resistenza.
In
tale situazione l'organismo, non riuscendo più ad
usufruire dell'energia proveniente dagli zuccheri, ricava
energia dai grassi e dalle proteine utilizzando una quantità
di grassi, e talvolta addirittura di muscoli, maggiore a
quella necessaria con conseguente dimagrimento nonostante
l'aumento dell'appetito determinato dalla carenza di apporto
di glucidi.
L'elevata
concentrazione di glucosio nel sangue richiede un maggior
quantitativo d'acqua per essere smaltito cosa che cagiona l'aumento
dello stimolo della sete ed una conseguente maggior
produzione di urina.
Per
questo la sintomatologia comprende poliuria ( aumento delle
urine ), polidipsia ( aumento della sete stimolo a bere),
polifagia ( aumento dell'appetito ), perdita di peso.
Altri
sintomi, collegati a complicanze che possono instaurarsi, sono :
alito con sentore di frutta matura, debolezza,
sonnolenza, rapida disidratazione, difficoltà di
movimento, cistite , atteggiamento plantigrado (
tendenza a sedersi sulla parte posteriore delle zampe, garretti, a
causa di un'infiammazione indotta ai nervi di questa regione zona ) ,
pelo opaco e spento. Nei casi più gravi e prolungati in
assensa di diagnosi della malattia si può verificare la cataratta
( spesso giovanile, dovuta all'accumulo di zucchero sul cristallino
dell'occhio e la cui gravità può determinare addirittura la cecità
dell'animale) e può instaurarsi uno stato tossico ( chetoacidosi)
caratterizzato da vomito, diarrea, disidratazione, perdita
dell'appetito e depressione fino al coma.
La
diagnosi di diabete nel cane e nel gatto , oltre alla presenza
dei 4 caratteristici sintomi ( poliuria, polidipsia,
polifagia, calo ponderale )prevede l'analisi
della glicemia mediante prelievo di sangue poichè la patologia
è contraddistinta da glicemia persistente a digiuno con
valori superiori a 250 mg/dl ( la glicemia ha normalmente
mediamente valori medi mormali 50-150 mg/dl di glucosio nel sangue ),
glicosuria ( quantità di zucchero nelle urine) elevata
ed aumento dei valori delle fruttosamine ( parametro che
consente di valutare in media la glicemia delle ultime 3 settimane
sempre da controllare verificare poichè non è infrequente
riscontrare in soggetti sensibili ed emotivi ed in situazioni di
stress livelli glicemia parecchio più elevati della norma, ma non
causati dovuti al diabete).
E'
inoltre essenziale eseguire un'ecografia al fine di verificare
eventuali patologie predisponenti o concomitanti come neoplasie (
forme tumorali).
La
terapia del diabete si basa sulla somministrazione
quotidiana della giusta quantità d'insulina (
insulinoterapia con prodotto spercifico per il cane e il gatto)
mediante iniezione sottocutanea e nell'adozione di
una dieta povera di carboidrati.
La
determinazione della idonea dose di insulina può risultare un pò
complessa occorrendo individuare la curva glicemica (definita dalla
raccolta dei dati risultanti da misurazioni di glicemia e glicosuria
ad intervalli regolari stabiliti dal medico veterinario ) che
permette di stabilire la dose adatta a stabilizzare per il più lungo
periodo i normali valori glicemici.
Una
volta definita la dose, che non deve essere mai variata senza
l'autorizzazione del veterinario, l'insulina deve essere
somministrata durante o immediatamente dopo il pasto ad orari
regolari. A questo scopo può risultare estremamente utile provvedere
all'annotazione in un diario di alcuni dati quali orario e dose di
insulina somministrata, orario e dose del pasto, quantità d'acqua
ingerita, eventuali comportamenti anomali ( depressione, apatia,
ecc.), peso dell'animale una volta alla settimana, valutazione delle
urine notturne.
E'
importante sottolineare che la conservazione dell'insulina deve
avvenire in frigorifero dal momento che è una proteina delicata da
somministrarsi in base alla tipologia, secondo le prescrizioni del
medico veterinario.
Occorre
altresì considerare che la dieta riveste un ruolo
fondamentale e richiede orari regolari per i 2/3 pasti quotidiani
dai quali devono essere aboliti i carboidrati ( pasta, riso,
pane grissini, fette biscottate, biscotti o dolci) aumentando le
proteine e riducendo l'apporto energetico.
Nei
gatti, poichè la maggioranza ( circa il 90%) dei felini
diabetici è in situazione di obesità, condizione che porta ad
un'intolleranza agli zuccheri ed a uno stato di insulino-resistenza,
la sola variazione del regime alimentare spesso comporta
una remissione dei sintomi senza la necessità di ricorrere
all'insulina ( specialmente nei casi in cui sono presenti solo le
alterazioni dei valori ematici ed urinari, in assenza di una
sintomatologia evidente ossia in caso di diabete sub-clinico). In
questo caso non occorre una dieta particolare, ma solo una corretta
alimentazione che tenga conto dell'effettiva necessità energetica e
della natura di carnivoro stretto tipica del felino. Il regime
alimentare dovrà consentire il calo ponderale del gatto e limitare
l'innalzamento glicemico successivo al pasto quindi occorrerà
ridurre notevolmente l'apporto di carboidrati ( inferiori al 5%) a
favore di una dieta proteica per la quale gli alimenti umidi
risultano più indicati. Sarà opportuno somministrare 3- 4 pasti
giornalieri per controllare la quantità di cibo ingerita dal felino
domestico.
E'
necessario tener presente che la riduzione del peso del gatto dovrà
avvenire con un decremento dell'1- 2% a settimana dal momento che una
variazione superiore, dovuta a digiuno prolungato o calo ponderale
repentino, potrebbe comportare lipidosi epatica, una grave
complicanza per la quale potrebbe sopraggiungere una pericolosa
insufficienza epatica perchè il fegato non è più in grado di
svolgere adeguatamente la sua funzione.
Al
cambiamento della dieta sarà opportuno affiancare la valutazione
contemporanea della glicemia e glicosuria ad intervalli regolari
nell'ambiente domestico e, almeno ogni 2 settimane, dal veterinario.
Nel
caso di un gatto con sintomatologia conclamata o che non risponda al
solo regime alimentare risulta necessario il ricorso all'insulina.
Occorre
inoltre ricordare che il diabete può avere complicanze
gravi come ipoglicemia e la chetoacidosi.
L'
ipoglicemia può essere causata da un
dosaggio eccessivo di insulina, un intervallo di somministrazione
troppo ravvicinato, somministrazione di una dose corretta d'insulina
ma in assenza di cibo, eccessiva attività motoria dell'animale,
diminuito fabbisogno di insulina.
I
sintomi nel cane sono agitazione o letargia,
tremori, brividi, mutamento comportamentale, nel
gatto debolezza estrema, letargia,
disorientamento, andatura barcollante, segni
neurologici, leccamento delle labbra, collasso e
svenimento.
La
somministrazione del pasto se l'animale è cosciente o di miele
direttamente sulle gengive o glucosio in polvere può risolvere
l'emergenza in pochi minuti.
La
chetoacidosi è una grave forma di iperglicemia, una
condizione di intossicazione dovuta all'enorme formazione di
corpi chetonici, derivati dalla degradazione di proteine ed acidi
grassi, che può portare alla morte.
I
sintomi sono anoressia, nausea o vomito,
letargia , e nel gatto possono aggiungersi alito
dolciastro fruttato , diarrea, disidratazione,
collasso.
La
chetoacidosi è una situazione di emergenza che
necessita il ricovero immediato dell'animale in una struttura
veterinaria.
Dal
momento che il forte sovrappeso, unito alla sedentarietà,
è un fattore di predisposizione alla malattia sia nel cane che
nel gatto, la prevenzione del diabete si basa su
un'alimentazione adeguata alle peculiari necessità
alimentari dell'animale associata all'attività fisica.
La
composizione degli alimenti pronti in commercio, con una percentuale
di carboidrati ben superiore a quella occorrente al fabbisogno dei
carnivori, è infatti responsabile dell'aumento dei casi di malattie
quali allergie e diabete negli animali d'affezione.
Un
settore quello degli alimenti industriali per animali nel quale
dominano mancanza di trasparenza, prezzi alti con margini di guadagno
elevatissimi, normativa inadeguata che permette etichettature troppo
generiche con scarse informazioni, inesistenti analisi del Ministero
della Salute e materie prime di qualità decisamente scarsa come
denunciato anche dal servizio "Troppa Trippa" della
trasmissione Report del 6 dicembre 2015 (http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-6725ab3f-7f78-460f-a773-2cae8e4e5704.html ).
La
legislazione consente infatti la dizione " tonno"
"pollo" " vitello" ecc. purchè nel
prodotto sia contenuto almeno il 4% della carne riportata sulla
confezione senza richiedere la specificazione di come sia
la carne ( fresca, congelata, essiccata, farina ) ne la
provenienza (Italia, Cina , ecc.). Con il risultato che nelle
maggioranza dei casi la misera percentuale di carne presente
deriva da frattaglie, scarti e sottoprodotti della macellazione
( interiora, teste, zampe, tendini, pelli, piume, corna e farina di
carne).
Mangimi
la cui composizione, poichè la quantità di carne e derivati è
minima, risulta essere per la maggior parte costituita da cereali,
soprattutto mais, di ignota provenienza ( nei quali possono essere
presenti o svilupparsi pericolosissime micotossine), grassi ( non
identificati ) , talvolta frutta : quindi alimenti inadeguati al
metabolismo dei carnivori, soprattutto
stretti come il gatto.
Il
business che ne deriva è enorme e circolare. Perchè in realtà le
aziende produttrici di pet food, intossicando lentamente
gli animali con i loro prodotti, incrementano il mercato
delle prestazioni sanitarie e quello delle aziende produttrici
di farmaci ad uso veterinario. Ed allargano il mercato degli
alimenti per animali mediante la messa a
punto e la vendita di diete a supporto delle patologie che quegli
stessi prodotti hanno causato. Alimenti molto costosi sulla cui
efficacia per la salute di cani e gatti vi sono forti perplessità.
per
APPROFONDIMENTI
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