Ancora
nessun esito delle indagini avviate dalle forze dell'ordine per
risalire all'allevatore e consorte, rispettivamente protagonista ed
autrice del filmato realizzato con uno smartphone, diffuso tramite
le chat di whatsapp e finito sul web, della cruenta uccisione di una
volpe avvenuta nel comune di Nuoro in Sardegna. L'individuazione dei
responsabili non dovrebbe presentare particolari difficoltà data la
condivisione sui social della "prodezza".
Almeno
non le ha presentate per la tv locale che ha rintracciato il
carnefice dell'animale. Infatti il pastore, protetto dall'anonimato,
è intervenuto al Tg sardo dichiarandosi pentito del gesto.
Ma
nel video ( della durata di 2 minuti ed 11 secondi) c'è spazio solo
per crudeltà ed efferatezza poichè la malcapitata volpe,
intrappolata da una tagliola, viene infilzata ripetutamente con un
forcone, mentre le gettano addosso una pelle di agnello, e finita
mediante schiacciamento del cranio con il piede. Ed alla esclamazione
della donna "Se vedono questo filmato ti arrestano " la
baldanzosa risposta dell'uomo è "Che mi arrestino".
Nessuna pietà, come dimostra la serie impressionante di colpi di
forcone, per il canide forse anche incolpevole dei danni che il
pastore sostiene di aver subito dalle volpi.
L'allevatore,
consapevole di essere facilmente individuabile, ha fatto ammenda
cercando di giustificare lo scempio con un gesto di rabbia nel
tentativo di evitare pene e sanzioni pecuniarie. Dal momento che i
reati vanno dall'attività venatoria di animale selvatico in periodo
non consentito all'uso di mezzi vietati ( art. 21 della L. n.157
/1992 poichè la volpe è stata catturata con una tagliola ),
maltrattamento ed uccisone di animale ( art. 544 ter e 544 bis del
codice penale).
Ma
è troppo tempo che la fauna selvatica del nostro Paese paga un
prezzo altissimo all'antropizzazione del territorio per l'ignoranza e
la carenza di strategie efficaci nella soluzione del problema della
convivenza con le attività umane. Inoltre certi crimini, perchè di
tali si tratta, non possono rimane impuniti o essere declassati a
marachella rimediabili con qualche lacrima di coccodrillo. Ma
richiedono l'applicazione delle normative vigenti.
Come
auspicano le associazioni animaliste tra le quali il Gruppo
d'intervento giuridico ( Grig) che ha sporto denuncia contro ignoti
al comando del Corpo forestale.
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