domenica 29 novembre 2015

Un ovile ingegnoso e sostenibile



Il progetto non è recente (2008),.ed anche se riferito ad una struttura per aziende di allevamento merita un riconoscimento per la considerazione delle esigenze animali e la cura della concezione.
Riguarda un ovile che si trova nella cittadina di Almere, in Olanda, ideato dallo studio di architettura 70F  specializzato nella progettazione e costruzione di ovili, stalle e fienili sostenibili.
Il ricovero presenta una struttura in legno che si trasforma in una parete interamente grigliata nella porzione superiore dell’edificio per consentire una ventilazione naturale costante.
Sui lati più lunghi del fabbricato sono disposte quattro ante che si aprono all’alba e si chiudono all’imbrunire automaticamente (mediante un meccanismo regolato dalla luce solare) o manualmente.
L’edificio ha un disegno essenziale e un volume elementare ( è un parallelepipedo ), ma risulta elegante e raffinato nella sua ricerca formale. A conferma che la qualità edilizia può essere applicata ad ogni costruzione. E a dimostrazione del fatto che l’architettura sia in grado di interpretare e soddisfare i bisogni dell’essere umano ma anche delle altre creature.
Un esempio di come sia possibile coniugare l’attenzione per le esigenze gli animali al rispetto dell’ambiente ed alla qualità architettonica.

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venerdì 20 novembre 2015

Nuova vita per il cucciolo di orango Gito




Sta meglio il piccolo Gito, il cucciolo di orango salvato dopo essere stato trovato un mese fa dentro una scatola : immobile, con braccia e gambe incrociati, sembrava morto.
Ma le cure e l’accudimento del personale di International Animal Rescue stanno debellando la scabbia, causa della desquamazione della cute, e la forte denutrizione che impediva al piccolo di muoversi se non a condizione di intensi dolori.
La salute e l‘aspetto di Gito sono decisamente migliorati come la sua vivacità che può trovare sfogo nella palestra attrezzata come foresta dove prosegue la riabilitazione del piccolo.
Le foto pubblicate sulla pagina Facebook di IAR mostrano i progressi del cucciolo. 
La speranza è di poter reinserire Gito nella giungla anche se non è ancora possibile stabilire se i maltrattamenti subiti nei primi mesi di vita abbiano determinato conseguenze irreversibili.




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Un altro (cucciolo di) lupo vittima del bracconaggio


E’ stata trovata in gravi condizioni dopo essere stata raggiunta da colpo di fucile ad appena sei mesi.  Il cucciolo di lupo, una femmina a cui hanno dato il nome di Lara, vagava per l’Appennino sopra Pistoia, in evidente difficoltà.  Ora è ricoverata presso il Centro di recupero fauna selvatica Monte Adone e sta ricevendo tutte le cure necessarie, ma la sua situazione è molto critica e la sua sopravvivenza a rischio. Fortemente indebolita, ferita e in stato di ipotermia, oltre che malata di scabbia. E con un pallino nella colonna vertebrale, che le ostacola il movimento delle zampe posteriori provocandole anche un intenso dolore, che i veterinari del centro cercheranno di rimuovere  con un intervento previsto per la prossima settimana.
Vittima del fenomeno del bracconaggio che negli ultimi due mesi ha provocato la morte di una decina di lupi nell’Appennino tosco-emiliano riprendendo una triste tradizione che vede purtroppo i lupi tra i primi animali perseguitati.

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domenica 15 novembre 2015

Pena esemplare per Jason Brown che in Nevada ha torturato ed ucciso sette cani filmando le violenze

Condanna esemplare per il venticinquenne che in Nevada ha torturato ed ucciso 7 cani. Figlio adottivo di una benestante famiglia locale, ex studente di psicologia e poi magazziniere, Jason Brown  ha avuto il massimo della pena per aver torturato, ucciso e smembrato sette cani.
Brown, che reperiva i cani attraverso siti di annunci, è stato arrestato nel luglio 2014 in seguito al ritrovamento da parte della polizia di quattro teste di cane nel frigobar della camera dove albergava in un motel di Reno. 
Il giudice Washoe Elliott Sattler ha comminato la condanna a 28 anni di reclusione al giovane motivandola  con l’efferatezza dei crimini commessi e con la realizzazione dei filmati.
I video, prodotti con la complicità di due amici del ragazzo, sono agghiaccianti e mostrano Brown mentre tortura e scuoia i cani affermando di voler realizzare una giacca di pelliccia.
Il giudice distrettuale Sattler ha sentenziato : “ La crudeltà e il sadismo esibiti, sono semplicemente scioccanti. La parte che più mi spaventa dei video è che li hai prodotti, in primo luogo. Questo mi dice che tu volevi tornare a rivederli, come un  trofeo per il tuo comportamento. Li hai guardati con gli amici e hai riso. … Non ho mai visto nulla di simile. Esseri innocenti vengono brutalmente, crudelmente e sadicamente torturati. Quello che si vede nei filmati rivela molto della personalità di Jason e ci porta ad altri livelli di quello che possono fare le persone. Non si può immaginare che esistono queste persone, ma ci sono. …Quanto visto in aula è stato quasi più forte che in un dibattimento per l’accusa di pedofilia”.
Come già il dottor Luciano Ponzetto di Caluso (TO), l’ormai tristemente famoso veterinario/cacciatore, anche Jason Brown ha dichiarato di amare i cani, e di averne avuto uno al quale era legatissimo. Ha supplicato il magistrato sostenendo di non aver alcuna memoria degli atti compiuti, si è infatti giustificato asserendo di aver agito sotto effetto di droga (cocaina, eroina, metanfetamine) poichè altrimenti non avrebbe mai fatto del male agli animali.
Il giudice, che non ha ritenuto di concedere attenuanti all’imputato, ha colto l’essenza di un simile comportamento :  una condotta governata da crudeltà inaudita, spaventosa perché assolutamente gratuita e sorda al dolore altrui.
Purtroppo episodi simili accadono con una frequenza maggiore di  quanto si creda, attuati anche da soggetti di giovane età ( alcuni addirittura incoraggiati ed addestrati dai familiari a queste violenze). Ma la cosa peggiore e che deve destare maggiore preoccupazione è l’indifferenza o l’espressione di commiserazione assunta da molti esseri umani nei confronti di chi rimane sconvolto dall’orrore di episodi analoghi. Un atteggiamento simile dimostra infatti l’assenza di empatia, la presenza dello stesso embrione di gratuita violenza e di latente medesima follia. 

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venerdì 13 novembre 2015

Gli oranghi e la difficile convivenza con agricoltura e piantagioni di olio di palma



Budi, il piccolo cucciolo di orango che aveva commosso il mondo per le sofferenze che la sua storia gli aveva causato, ha fatto notevoli progressi e sta riacquistando forza. Il video mostra i miglioramenti (ora Budi riesce a camminare) e il suo primo incontro con un altro piccolo Jemmi della sua specie anche lui rimasto orfano.
L’associazione International Animal Rescue sta accudendo anche Gito un altro piccolo rinvenuto chiuso in una scatola con braccia e gambe incrociati, ammalato di scabbia e minato dalla stessa forte malnutrizione che affliggeva anche Budi. Denutrizione che impedisce ai piccoli primati sia di muovere braccia e gambe che di reggersi in piedi provocandogli immenso dolore  appena i volontari di IAR cercano di muovere loro gli arti. Gli operatori di IAR curano i cuccioli con un’alimentazione adeguata e la fisioterapia. Ed i volontari di International Animal Rescue intervengono anche nel soccorso dei primati dai roghi accessi incessantemente mettendo in salvo animali ormai allo stremo e trasferendoli in aree sicure della foresta pluviale come nel caso del salvataggio di una madre con il suo piccolo diffusa sul web.
L’area del Borneo è infatti devastata dall’azione umana ed in particolare dagli incendi che distruggono le foreste dell’Indonesia per sostituirle con la coltivazione delle palme da olio.
Questa pianta fornisce un grasso vegetale a basso costo assai richiesto dall’industria alimentare,  ma utilizzato pure nei biocarburanti.
Molti oranghi muoiono negli incendi appiccati per convertire la foresta in coltivazione e quelli che sopravvivono sono uccisi a colpi di arma da fuoco ai margini delle piantagioni dove si rifugiano per sfuggire alle fiamme. Ed i piccoli delle femmine uccise sono venduti clandestinamente ( la cattura e la detenzione degli oranghi è illegale in Indonesia).
Purtroppo la situazione degli oranghi in Indonesia è drammatica : la distruzione dell’habitat  di queste scimmie antropomorfe determina la drastica riduzione del numero di esemplari (i dati UNEP, l’agenzia per l’ambiente dell’ONU, del 2005 stimavano una popolazione totale nel Borneo di 45.000 individui e a Sumatra di circa 7.300).
Oltre alla deforestazione ed agli incendi un altro pericolo per la sopravvivenza di questi primati è il bracconaggio. Se gli adulti sono uccisi per realizzare souvenir o per mangiarne la carne, i cuccioli sono venduti sul mercato clandestino.
Perché purtroppo la popolazione autoctona ha da tempo immemore l’ usanza di catturare e detenere oranghi soprattutto i giovani esemplari ( vedi la vicenda della femmina di orango catturata dopo essere stata allontanata strappata ad un familiare e tormentata da tutti gli abitanti del villaggio http://www.dailymail.co.uk/news/article-2475824/Orangutan-tied-taunted-cruel-mob-climb-pole-rescued-British-charity.html#ixzz2ikGM7FOr  ).


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sabato 7 novembre 2015

Animali in guerra : la cultura della ferocia e i suoi addestramenti


E’ infinito l’elenco delle guerre conflitti che hanno visto l’impiego degli animali ignare vittime dell’irrazionalità umana. Forse il primo condottiero ad utilizzare animali in battaglia è stato Annibale e da allora questa ennesima forma di sfruttamento non si è più arrestata. Cavalli, cani, gatti, piccioni, polli, ai quali si sono via via aggiunti falchi, delfini, otarie, orche ecc. tte ad associare l’odore dell’esplosivo a quello del polline.
I cani sono ancora oggi usati per la rilevazione delle mine antiuomo ed anticarro ( funzione a cui sono addestrati i Mine Detection Dog ). Nell’attività di sminamento si sono aggiunti i criceti del Gambia addestrati per il loro olfatto finissimo a scovare gli ordigni facendogli associare l’odore dei cibi preferiti,  noccioline e banane,  e le api indotte ad associare l’odore dell’esplosivo a quello del polline.
In un prossimo futuro le operazioni di rilevazione di mine prevedono l’uso di roborat, un topo radiocomandato “realizzato” da ricercatori statunitensi. Il controllo di questo topo è effettuato con l’impianto di elettrodi nel cervello che lo rende telecomandabile ed incapace di opposizione ai comandi ricevuti.
Ma purtroppo gli animali sono sempre più frequentemente utilizzati anche in attività di spionaggio come negli ultimi anni i falchi usati dal Pakistan per carpire informazioni all’India. L’ex Unione Sovietica ha utilizzato leoni marini, foche, delfini e beluga ( “Palla di neve”  divenne famoso nel 1994 per un film ispirato alla sua vicenda), imitata dall’Ucraina che nel 2012 è tornata ad addestrare i cetacei per individuare sub o mine sottomarine. 
Ma frequentemente delfini, foche, beluga e leoni marini sono “immolati” in vere e proprie azioni belliche istruiti a trasportare inconsapevolmente e loro malgrado micidiali cariche di esplosivo trasformandosi di fatto in  bombe  vaganti.
Gli Stati Uniti nel corso della prima guerra del Golfo ripresero dalla guerra del Vietnam  l’impiego  dei delfini kamikaze indirizzati ad impattare contro le forze nemiche con ordigni montati sul muso.
Ancora Israele addestra questi cetacei per svolgere azioni di spionaggio, come denunciato da Hamas che nell’agosto scorso ha catturato, nelle acque antistanti la Striscia di Gaza,  un delfino attrezzato con telecamere ed apparecchiature.E questa è stata l’ultima denuncia sull’uso degli animali per operazioni simili da parte dello Stato ebraico che in passato pare abbia fatto ricorso a volatili muniti di strumentazioni per la trasmissione di immagini.
Mentre i Palestinesi, durante l’Intifada, hanno invece impiegato asini con un carico di esplosivo come bombe ai posti di blocco. 
Ma la stessa Marina Militare statunitense  potrebbe contare, secondo indicazioni informazioni non confermate, di una squadra di 85 delfini esercitati addestrati. Delfini mantenuti costantemente affamati per poterli controllati grazie alla fame ( la sazietà li rende restii a rispondere agli ordini impartiti) mediante un dispositivo, velcro avvolto attorno al muso, che impedendo l’apertura della bocca non gli permette di sfamarsi. Questa pratica sacrifica anche i cetacei selvatici poiché i militari, nell’impossibilità di riconoscere i delfini usati dal nemico, ammazzano tutti quelli che incrociano. 
E ancora cani che dopo essere stati in guerra al seguito con le truppe americane morti nelle guerre del Vietnam e del Golfo o abbandonati sul posto alla fine del conflitto. Piccioni immolati, in virtù del loro sensibilissimo apparato respiratorio,  per la preventiva valutazione della presenza di componenti chimici pericolosi  nonostante gli attuali sensori di nuova tecnologia siano in grado di individuare agenti nocivi ad una distanza di sicurezza ( oltre 3 miglia)
Animali utilizzati per sperimentazioni belliche militari. 
Creature torturate per anni con sofferenze terribili per testare vaccini e sostanze anti-avvelenamento chimico e biologico somministrate ai militari presenti nella prima Guerra del Golfo, sostanze dichiarate sicure e che si sono in seguito rilevate tossiche e pericolose per gli esseri umani.
Animali usati per testare gli effetti della bomba atomica (nel 1946 vicino all’atollo di bikini dove furono sacrificati 4.000 esemplari di capre e pecore, denominando l’operazione Arca Atomica’6) o all’antrace ( nel 1942 l’isola di Gruinard, Scozia nord occidentale, fu sede di esperimenti con bombe ordigni batteriologici eseguiti su pecore ). 
Nel Regno Unito, a Portn Down, dal 1016 è ubicata la maggiore struttura di ricerca sulle armi batteriologiche e chimiche, sui loro effetti e su possibili antidoti. Centro dove si usa la sperimentazione animale causando sofferenze atroci sebbene il modello animale si riveli spesso fallace perchè gli organismi di animali umani e non umani sono troppo differenti.
Test per verificare armi ed ordigni devastanti, ma anche per replicare ferite umane infierendo con armi da fuoco su  cani, gatti e primati effettuati negli Stati Uniti fino al 1983 quando il governo Usa,  in seguito alla denuncia della PETA,  vietò tali prove esperimentali su questi animali. Purtroppo il divieto non esclude maiali, pecore e capre che continuano ad essere vittime di violenze e sperimentazioni.
E sempre negli USA una nuova inchiesta della PETA ha rivelato i metodi utilizzati per la formazione degli operatori sanitari nel campo della medicina operativa.
L’indagine della PETA riguarda i corsi di addestramento realizzati dalla  Deployment Medicine International (DMI).,  una società  che si occupa della formazione di personale medico in missioni di guerra ( forze militari degli Stati Uniti, forze dell’ordine, Dipartimento della Difesa, Dipartimento per la Sicurezza Nazionale. Agenzie federali, aziende multinazionali, organizzazioni non governative, ecc. ).
DMI istruisce le forze militari degli USA  mediante con corsi durante i quali gli animali, soprattutto maiali, sono le vittime sacrificali delle esercitazioni che risultano veramente impressionanti per la crudeltà inaudita delle sevizie imposte a queste creature. 
DMI, solo negli ultimi anni, ha stipulato oltre 200 contratti di formazione federale per un compenso totale di quasi 10 milioni di dollari durante i quali ha torturato, mutilato e ucciso più di 14.000 maiali.
Durante questi allenamenti i maiali sono ripetutamente pugnalati e mutilati negli inseguimenti nella boscaglia subiscono abusi e vengono mutilati senza essere adeguatamente anestetizzati e mentre sono  ancora coscienti.
Recentemente il Consiglio di Medicina Virginia ha sospeso la licenza medica al presidente di DMI, John Hagmann, un ex direttore medico del Federal Bureau of Hostage Rescue  Team,  in seguito ad abusi su esseri umani e violazione di norme durante altri  corsi definendo la sua condotta pericolosa per la salute e sicurezza pubblica. A dimostrazione che l’indifferenza verso la sofferenza dell’altro è sempre sintomatica di una carenza di equilibrio psichico se non di reale patologia mentale.
Le stesse autorità militari convengono sull’assenza di motivazione dell’utilizzo degli animali in tali esercitazioni dal momento che vi è la disponibilità di altri e più efficaci sistemi di simulazione per la formazione del personale militare e quindi a DMI  è stato negata la conduzione di laboratori di animali esercitazioni con animali per l’esercito americano stanziato in Germania.
In realtà l’efferatezza di queste azioni è forse funzionale allo sviluppo di quell’indifferenza emotiva che si realizza proprio attraverso l’escalation di violenza, attuata prima sugli animali e successivamente sul genere umano, che concorre alla concretizzazione di quella cultura della crudeltà in grado di trasformare esseri viventi in macchine da guerra.


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