venerdì 23 ottobre 2015

Rapporto “Nordic fur trade” : la pelliccia etica è solo una strategia di vendita


Un nuovo rapporto “Nordic fur trade– marketed as responsible business” ( Pellicceria del Nord, commercializzata come business responsabile )  redatto dalle ONG norvegesi Animalia e NOAH ( co- autori i rispettivi direttori delle associazioni Salla Tuomivaara e Siri Martinsen, veterinaria ) svela che il millantato rispetto, nell’industria della pellicceria europea, di alti livelli di benessere degli animali da pelliccia sia in realtà una mera strategia di vendita poiché le modalità di detenzione ed allevamento del Nord Europa non sono dissimili da quelle degli altri Paesi.
Il dossier, che è stato presentato il 15 ottobre scorso al Parlamento Europeo di Bruxelles dalle coalizioni internazionale Fur Free Alliance ed Eurogroup For Animlas,  dimostra che le effettive condizioni negli allevamenti sono ben diverse da quelle vantate esclusivamente allo scopo di presentarsi in modo accettabile alla popolazione europea sempre più consapevole ed attenta al rispetto per gli animali.
E’ soprattutto il gruppo Saga Furs, associazione di allevatori del Nord Europa tra i maggiori produttori e rivenditori di pellicce ad aver attivato la tattica di segnalarsi con attestazione etica mediante un’etichettatura che garantisce la tracciabilità e la qualità della pelliccia.
A tal fine la società scandinava Saga Fur non esita a presentare come “animali addomesticati e ampiamente adattati alla vita in allevamento” animali selvatici quali volpi, visoni e procioni ed a rivendicare la provenienza delle sue pellicce “da allevamenti attentamente monitorati nell’Unione Europea o in Norvegia” ostentando le normative vigenti in questi Stati a tutela del benessere animale.
Tutto ciò nonostante risulti difficilmente comprensibile come una fabbrica di orrore e morte quale è l’industria della pellicceria possa essere messa in relazione all’idea di impresa commerciale responsabile e soprattutto al concetto di benessere animale.
Purtroppo infatti, sia i sopralluoghi ufficiali che la documentazione fornita dalle associazioni animaliste individuano le stesse deplorevoli condizioni degli animali pure negli Stati nordici.
Anche in questi Paesi gli allevamenti di animali da pelliccia, principalmente visoni e volpi,  sono di tipo intensivo e prevedono la detenzione delle specie presenti in gabbie di rete metallica organizzate in lunghe file. E l’uccisione degli animali avviene con le stesse terribili modalità degli altri allevamenti intensivi. Mentre la propaganda di presunzione etica maschera il sostegno finanziario governativo  di cui l’industria della pellicceria di questi Paesi usufruiva ed  usufruisce ancora oggi in Stati come la Norvegia.

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