Un nuovo
rapporto “Nordic
fur trade–
marketed as responsible business” ( Pellicceria del Nord,
commercializzata come business responsabile )
redatto dalle ONG norvegesi Animalia e NOAH ( co- autori i rispettivi
direttori delle associazioni Salla Tuomivaara e Siri Martinsen, veterinaria )
svela che il millantato rispetto, nell’industria della pellicceria
europea, di alti livelli di benessere degli animali da pelliccia sia in realtà
una mera strategia di vendita poiché le modalità
di detenzione ed allevamento del Nord Europa non sono dissimili da quelle degli
altri Paesi.
Il dossier, che è
stato presentato il 15 ottobre scorso al Parlamento Europeo di Bruxelles dalle
coalizioni internazionale Fur Free Alliance ed Eurogroup For Animlas, dimostra che le effettive condizioni negli
allevamenti sono ben diverse da quelle vantate esclusivamente allo scopo di
presentarsi in modo accettabile alla popolazione europea sempre più
consapevole ed attenta al rispetto per gli animali.
E’
soprattutto il gruppo Saga Furs, associazione di allevatori del Nord Europa tra
i maggiori produttori e rivenditori di pellicce ad aver attivato la tattica di
segnalarsi con attestazione etica mediante un’etichettatura
che garantisce la tracciabilità e la qualità
della pelliccia.
A tal fine la società
scandinava Saga Fur non esita a presentare come “animali addomesticati e
ampiamente adattati alla vita in allevamento” animali selvatici quali
volpi, visoni e procioni ed a rivendicare la provenienza delle sue pellicce “da
allevamenti attentamente monitorati nell’Unione Europea o in Norvegia”
ostentando le normative vigenti in questi Stati a tutela del benessere animale.
Tutto ciò
nonostante risulti difficilmente comprensibile come una fabbrica di orrore e
morte quale è l’industria della pellicceria possa
essere messa in relazione all’idea di impresa commerciale
responsabile e soprattutto al concetto di benessere animale.
Purtroppo
infatti, sia i sopralluoghi ufficiali che la documentazione fornita dalle
associazioni animaliste individuano le stesse deplorevoli condizioni degli
animali pure negli Stati nordici.
Anche in questi Paesi gli allevamenti di animali da pelliccia,
principalmente visoni e volpi, sono di
tipo intensivo e prevedono la detenzione delle specie presenti in gabbie di
rete metallica organizzate in lunghe file. E l’uccisione degli animali avviene
con le stesse terribili modalità degli altri allevamenti intensivi. Mentre la
propaganda di presunzione etica maschera il sostegno finanziario
governativo di cui l’industria della
pellicceria di questi Paesi usufruiva ed
usufruisce ancora oggi in Stati come la Norvegia.
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