I casi di
avvelenamento di animali sono in costante e preoccupante aumento. Il fenomeno
risulta ancora più deplorevole in quanto nella maggioranza degli episodi è
deliberato e fautore di atroci sofferenze per le vittime.
Sfortunatamente
molti di questi prodotti sono privi di odore e
sapore e quindi risultano difficilmente riconoscibili dall’animale,
che non può così riconoscere il pericolo,
soprattutto se nascosti in altri composti.
Tuttavia anche
la superficialità e l’imperizia possono provocare intossicazioni letali.
Per evitare
situazioni pericolose la prima attenzione va riservata alla sicurezza all’interno
dell’abitazione esimendosi dall’utilizzare prodotti nocivi ( la candeggina l’anticalcare sono pericolosissimi
) e conservando sostanze pericolose ( come l’antigelo)
detersivi, detergenti per la pulizia
della casa e per l’igiene della persona in luoghi sicuri e inaccessibili
per gli animali. Una considerazione
particolare risulta opportuna per i farmaci poiché alcuni medicinali per terapia umana per le
patologie cardiovascolari (farmaci anticoagulanti come il Warfarin,
Coumadin, Eliquis, Pradaxa, Xarelto, ecc.) se ingeriti provocano
lo stesso avvelenamento di un topicida.
Occorre poi evitare l’uso di tutti
i fertilizzanti e i
concimi chimici (utilizzando solo quelli
completamente naturali ) insetticidi, antiparassitari e diserbanti,
esche e repellenti per
scarafaggi, formiche e volatili, rodenticidi e lumachicidi.
nel giardino, anche nei luoghi che riteniamo irraggiungibili dagli
animali, perché molti dei casi di
avvelenamento di animali domestici si verificano proprio nell’area verde di
pertinenza dell’abitazione. Inoltre anche l’ingestione di una preda
avvelenata, può risultare mortale (esistono moltissimi tipi di rodenticidi
anticoagulanti e quelli di seconda generazione sono ancora più tossici e letali
anche a dosaggi molto bassi ).
Ma anche gli
spazi aperti e i luoghi pubblici possono celare gravi insidie.
Le aree più pericolose sono quelle
adiacenti alle zone di ripopolamento e riproduzione della fauna, in prossimità
delle aziende faunistico-venatorie , i terreni di raccolta dei tartufi
e dei funghi, le zone al limite di pascoli e coltivazioni.
Meglio evitarle e in ogni caso al ritorno
dalla passeggiata, è opportuno mettere il guinzaglio al cane prima di
avvicinarsi all’automobile perché spesso le esche avvelenate sono lasciate
proprio in prossimità dell’auto.
L’eliminazione con il veleno è infatti la
modalità attuata da una mentalità anacronistica per sopprimere animali
antagonisti: cacciatori che vogliono eliminare le specie predatrici per
salvaguardare la selvaggina, raccoglitori di tuberi che vogliono mettere fuori
gioco i concorrenti, contadini che vogliono liberarsi di animali indesiderati,
ecc..
Inoltre è
preferibile evitare di addentrarsi con il cane in serre o terreni arati,
seminati o coltivati posti a coltura poiché potrebbero essere stati trattati
con fertilizzanti e concimi,
insetticidi ( organofosforici,
pitrine e piretroidi ), lumachicidi ( metaldeide), antiparassitari
( Endosulfan utilizzato per i noccioleti), diserbanti ( paraquat),
utilizzati anche per eliminare la vegetazione delle scarpate, che sono
in realtà dei potentissimi veleni e con i quali zampe, muso,
pelo e cute dell’animale entrerebbero in contatto e che sarebbero
ingeriti anche successivamente con l’azione di detersione tramite leccamento.
L’avvelenamento degli animali può
avvenire anche in ambito urbano e nonostante il contesto sia diverso le modalità sono analoghe.
Una pratica estremamente pericolosa è
quella attuata da alcune ASL con modalità alquanto discutibili : l’operazione
di derattizzazione viene affidata a ditte che spargono (in alcuni casi lanciandole direttamente da
automezzi in marcia) esche avvelenate ( bustine, grani, ecc.) in
aree l pubbliche, lungo strade vie e fossati in prossimità di abitazioni. Questa
prassi sconsiderata ( e pericolosa anche per i bambini ) provoca moltissime
vittime ed è ancora più grave perché realizzata con denaro pubblico. (E
a tale scopo sarebbe utile una considerazione etica circa il diritto ad imporre
la morte, oltretutto così dolorosa, a un essere vivente, pur se indesiderato,
invece di attuarne l’allontanamento con modalità meno cruente.)
Tuttavia l’avvelenamento può
verificarsi anche in situazioni di intolleranza
nei confronti degli animali (alla presunta ’azione di “disturbo”
esercitata dagli animali ) o in seguito
a contrasti condominiali, per ritorsione o vendetta.
In tal senso è emblematico il fenomeno
dell’avvelenamento di volatili o dei gatti delle colonie feline mediante l’uso
di gettare bocconi avvelenati nei giardini pubblici, piazze, ecc.
E le sostanze tossiche possono essere
introdotte anche nelle proprietà private, giardini privati, terrazzi
e recinti, se non protetti in modo adeguato, e senza un motivo specifico
( quella che deve essere la “punizione” per un cane che abbaia provoca spesso
lo sterminio dei cani di un intero isolato). Ma pure le liti tra vicini possono portare all’immissione di
veleni addirittura all’interno delle abitazioni.
I veleni maggiormente utilizzati
sono farmaci (purtroppo si sta
sempre più diffondendo la pratica di utilizzare bocconi avvelenati con
medicinali per terapia umana), rodenticidi, prodotti antiparassitari, insetticidi, fertilizzanti, diserbanti, ma anche stricnina e cianuro.
Un controllo diligente e la messa in atto
di alcuni accorgimenti possono aiutare a prevenire e contrastare il
fenomeno.
Per quanto
riguarda il cane, la soluzione più opportuna consiste nell’insegnare al cane a non raccogliere o
mangiare cibo trovato.
In alternativa ( ma la soluzione non è
piacevole per il cane ) si può ricorrere all’uso, durante le escursioni, di una
museruola a maglia di rete elastica in modo che al cane sia possibile aprire la
bocca, ma non inghiottire cibo o sostanze rinvenute per terra. La museruola
però rende impossibile al cane la difesa dai suoi pari od altri animali e
quindi, per impedirne il ferimento, va tolta in presenza dei suoi simili.
Durante le passeggiate occorre essere
sempre vigili per quanto riguarda i potenziali pericoli presenti nell’ambiente ed attenti all’attività
del cane, preparati ad intervenire
distogliendolo, rimproverandolo o premiandolo.
E’ opportuno seguire prestare attenzione
anche all’attività di scavo del cane poiché alcune esche avvelenate
vengono interrate per celarle alla vista dell’accompagnatore umano.
Ed è sempre preferibile portarsi
l’acqua occorrente perché in alcune località disciolgono il veleno
nell’acqua ( pozze, rivoli, ecc. o addirittura nelle cavità dei tronchi
degli alberi).
Fondamentale avere sempre con sé
alcune manciate di sale che, nell’evenienza dell’ingestione di una
potenziale esca avvelenata, inserito celermente nella bocca del cane, gli
provoca il vomito aiutandolo a liberarsi del veleno e salvandogli così la vita.
Allo stesso scopo possono essere utilizzati anche la soluzione salina satura
( acqua con sale fine disciolto in buona quantità) o l’acqua ossigenata
(che si può somministrare con un cucchiaio di plastica o una siringa senza
ago). Astenersi dal tentativo di indurre il vomito inserendo dita in bocca
all’animale che, in conseguenza a tremori e convulsioni, potrebbe mordere la
mano.
Occorre poi rendere sicuri gli spazi
esterni dell’abitazione ai quali l’animale ha accesso ( terrazzo, giardino, ecc.) con perimetrazioni
che siano invalicabili per il gatto o il cane e inaccessibili per gli
estranei (studiate per impedire anche lanci di esche bocconi
avvelenati all’interno). E’ altresì importante essere possibilmente presenti
durante la permanenza del cane o del gatto in queste aree ed evitare di far
trascorrere all’animale la notte all’aperto.
Bisogna inoltre considerare che se il cane
è maggiormente soggetto all’avvelenamento difendere il gatto dallo stesso
fenomeno è più difficile che proteggere il cane perché il felino, non
essendo un animale sociale, è poco
incline a modificare il proprio comportamento individuale. Ciò è valido sia nel
rapporto con gli alimenti che con la predazione ( una preda avvelenata
costituisce un pericolo mortale). Quindi o è naturalmente prudente nei
confronti del cibo trovato al di fuori della propria abitazione o difficilmente
rinuncerà ad approfittare dell’occasione specialmente in caso di un gatto
sterilizzato con maggior appetito.
Le misure adottabili sono dunque
essenzialmente precauzionali e restrittive.
Evitare di lasciare libero il gatto (oltre alla possibilità di essere
investito da un’auto potrebbe addentrarsi in un orto trattato con pesticidi) e far
uscire l’animale, in un’area esterna adeguatamente approntata e sicura,
a stomaco pieno in modo da ridurne la propensione a giovarsi
di un fuori pasto.
Allo scopo di contrastare il deprecabile
fenomeno è essenziale riconoscere i sintomi dell’avvelenamento per
intervenire sollecitamente ed efficacemente.
La sintomatologia dell’assunzione e la
rapidità dell’azione del veleno dipendono dal tipo di sostanza tossica, mentre
la gravità dell’avvelenamento deriva, oltre che dalla tipologia di veleno,
dalla quantità assunta, dalla corporatura e dal peso dell’animale, dal tempo
trascorso dall’evento, da tempo e modalità di contatto (ingestione, inalazione,
contatto cutaneo).
Alcuni veleni, quelli neurotropi, ( stricnina,
inibitori della colinesterasi, metaldeide ) manifestano i loro effetti entro i 10-30 minuti con difficoltà
a mantenere l’equilibrio e a restare in piedi, salivazione eccessiva,
respiro affannoso, rigidità degli arti, tremori e convulsioni,
vomito e diarrea. Poiché questi veleni agiscono molto velocemente e non
lasciano scampo, la tempestività
dell’intervento può essere determinante per riuscire a salvare la vita dell’animale.
I veleni emorragici, come i rodenticidi, sono più subdoli : mostrano
effetti entro le 48-72 ore ed oltre e la sintomatologia evidenzia inappetenza,
spossatezza, sete eccessiva, respiro affannoso, perdite
ematiche dalla bocca o dal naso, tosse.
L’induzione del vomito ( emesi
) è fondamentale nell’ingestione di sostanze velenose come stricnina,
rodenticidi, ecc. , va indotta entro 30-60 minuti dall’ingestione del
veleno e praticata solo su soggetti coscienti con il riflesso
della deglutizione presente.
Va evitata (danneggerebbe vie aeree, farine ed
esofago) nel caso di ingestione di sostanze istolesive, ossia lesive dei tessuti, (derivati del
petrolio, acidi, ecc.).
Se l’animale ha ingerito qualcosa, in particolare il cane durante la
passeggiata, occorre osservarne il comportamento ( difficoltà a mantenere
l’equilibrio, a restare in piedi, salivazione eccessiva, respiro affannoso,
tremori e convulsioni) e nel caso si
manifestino sintomi di avvelenamento contattare immediatamente
una struttura veterinaria attrezzata e seguire le istruzioni fornite dal
personale medico fino al ricovero nel centro ambulatoriale. Successivamente denunciare
l’accaduto agli organi di polizia ( Polizia Forestale, Provinciale,
Municipale, Carabinieri, ecc.).
Nell’eventualità di rinvenimento di un’esca sospetta,
dopo aver verificato che non vi sia la presenza di altri bocconi
avvelenati, è necessario prelevarla
con prudenza (non toccarla a mani nude, ma usare dei guanti in lattice o
similari, e non annusarla poiché potrebbe contenere sostanze tossiche volatili
come il cianuro), inserirla in un recipiente a tenuta ermetica e recapitarla
all’ASL servizio veterinario per le analisi tossicologiche, infine segnalare
l’accaduto agli organi competenti.
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