E’ di questi giorni l’approvazione da parte del Parlamento europeo della delibera che consente agli stati membri di limitare o vietare, sul proprio territorio, la coltivazione di organismi geneticamente modificati già autorizzati dalla comunità europea.
La disposizione
prevede che i Paesi avversi alla coltura di un nuovo Ogm sul loro territorio
possano comunicare la loro contrarietà anche in fase di autorizzazione della UE
richiedendo la rettifica dell’ambito geografico di applicazione, oltre alla
possibilità di deliberare un divieto di
coltivazione sul proprio suolo nazionale anche successivamente, e senza limiti
temporali, all’approvazione dell’autorizzazione comunitaria.
I singoli Paesi,
anche in presenza di opposizione della società produttrice di Ogm, avranno la
facoltà di vietare sia la coltura di un singolo Ogm che di un gruppo di Ogm di
analoghe caratteristiche presentando motivazioni di politica ambientale diverse
da quelle espresse nella valutazione dei rischi legati alla salute e
all’ambiente realizzata dall’ EFSA
(Autorità europea per la sicurezza alimentare), ma anche di interesse
pubblico, di pianificazione urbana e rurale, di politica agricola, di natura
socio economica.
E senza dover
preventivamente informare le società biotech, produttrici di Ogm, della volontà
di divieto degli Ogm da loro forniti.
Anche se
l’intesa prevede che, prima del divieto di uno stato alla coltivazione di Ogm,
l’azienda biotech possa esprimere il suo accordo alle restrizioni previste
all’immissione in commercio, il Paese membro ha diritto all’imposizione del
divieto in modo unilaterale ( mentre sarà la Commissione europea a fare opera
di mediazione tra stato e ditta).
Inoltre è stato
introdotto l’obbligo, per i Paesi che coltivano ogm, di utilizzare
accorgimenti, concordati tra gli stati limitrofi, al fine di evitare la
contaminazione transgenica delle colture tradizionali oltre la frontiera. Tale
obbligo è però valido solo per le zone transfrontaliere.
In sintesi pur
se la nuova direttiva recepisce molte delle richieste dei Paesi da sempre
contrari agli Ogm, rende però più semplice l’autorizzazione alle colture di Ogm
transgeniche in ambito comunitario.
Occorre quindi
attivarsi poiché, come richiama Greenpeace, il divieto temporaneo vigente in
Italia impedisce la coltura del solo mais MON810, l’unico Ogm autorizzato per
la coltivazione in Europa, mentre ci vorrà tempo per il recepimento della
direttiva.
Risulta quindi
indispensabile per l’Italia rinnovare sollecitamente il divieto alle
coltivazione Ogm, voluto dai cittadini, ma anche da associazioni di consumatori
e di produttori, sul territorio nazionale.
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