Avaaz.org ha lanciato una petizione https://secure.avaaz.org/it/yahoo_ivory_loc_/?bIVKmdb&v=71602&cl=9288374924 per
bloccare impedire il commercio on line di avorio dell’azienda multinazionale
del web Yahoo. Una tra le ultime rimaste a vendere avorio mentre altri grandi
multinazionali come Amazon , Google ne ricusano il commercio.
Yahoo
continua infatti la vendita on line di sigilli, collanine e altri prodotti in
Giappone dove il commercio dell’avorio è aumentato sensibilmente e rapidamente
negli ultimi anni. Mentre in Africa è in corso un massacro con l’uccisione di
30.000 elefanti all’anno.
Nel Paese
asiatico prosegue la compravendita di zanne nonostante il Giappone abbia
firmato una convenzione del 1989 che vieta tutto il commercio di avorio consentendo
unicamente la vendita delle scorte presenti nel Paese precedentemente la data
del divieto e di avorio antico.
In assenza
di controlli questa norma fornisce la scappatoia per il commercio illegale di
avorio.
Il
ministero dell’ambiente giapponese richiede infatti solo rare volte ai
commercianti la documentazione necessaria per legge al fine di fornire
indicazioni circa l’origine delle zanne. Risulta sufficiente una semplice
dichiarazione scritta del proprietario che attesti la legalità delle zanne perché
acquistate prima della legge del 1989 e stoccate nel paese di provenienza.
In tal modo
le false dichiarazioni circa l’origine dell’avorio sono molto diffuse.
Con la
conseguenza che nel Paese nipponico sono presenti grossi quantitativi di avorio
di dubbia derivazione che mediante il sistema di certificazioni illegali
diventano avorio legale.
Il Giappone
sta quindi alimentando questo commercio e vanificando gli impegni
internazionali per tutelare gli elefanti africani. Insieme a Paesi in cui la
salvaguardia dei pachidermi non ha registrato progressi come Laos, Angola,
Nigeria e Tanzania dove in 5 anni la
popolazione degli elefanti si è ridotta del 60%.
Alimentando
un mercato nero dove l’avorio arriva a costare 3.000 dollari al kg e che è causa di uno sterminio che ha
portato il numero di esemplari, compreso tra i 3 ed i 5 milioni nel 1900, a
soli 470.000 pachidermi.
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