Un team di Ricercatori della Minnesota South Dakota
School of Mines & Technology guidati diretti dal Prof Vekataramana
Gadhamshetty , in collaborazione con la Florida Gulf Coast University ha
scoperto come ottenere elettricità dai
residui dei pomodori.
Questi frutti della famiglia delle Solanacee sono
notoriamente ricchi di licopene, che è
un eccellente catalizzatore per la produzione di cariche elettriche. Una cella
elettrochimica utilizza dei batteri che ossidano i residui della lavorazione dei pomodori ed avviano una reazione
chimica che, liberando elettroni, genera energia elettrica.
Per ora il procedimento dura circa 14 giorni e la
potenza ottenuta è di piccola entità. Infatti da 10 milligrammi di scarti si
ricavano 0,3 watt. Il processo è però suscettibile di perfezionamento al fine
di ottenere un accrescimento della potenza elettrica.
La scoperta è stata resa nota durante il 251° Meeting
Nazionale della American Chemical Society (ACS). Ma l’esperienza era già nota
ed era stata attuata utilizzando anche altra frutta : nel 2010 il designer
Cygalie Shapiro ha presentato, per l’azienda israeliana D-Vision, al salone del
Mobile di Milano la lampada a led “On/Off” alimentata da pomodori mentre il
fotografo Caleb Charland ha utilizzato le mele per lo stesso scopo e l’energia elettrica prodotta dalla medesima
reazione chimica ottenuta usando le arance è servita ad illuminare il
cartellone pubblicitario nella campagna per “Tropicana” dell’agenzia
pubblicitaria DBB.
Questa bio-energia trova anche una soluzione al problema
dello smaltimento degli scarti della coltura del pomodoro evitando che
tonnellate di rifiuti finiscano in discarica, producendo grandi quantità di
metano con conseguente incremento dell’effetto serra, o nei corsi d’acqua
causando danni ambientali.
La produzione di elettricità, mediante il riuso di rifiuti che
contengono in sé una grande quantità di energia, può rendere sostenibile pure
questo metodo che risulta attualmente abbastanza costoso.
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