La lettera di messa in mora inviata ieri da
Bruxelles all’Italia circa la legislazione
relativa alla “ Protezione degli animali utilizzati ai fini scientifici ”
riapre il dibattito sulla sperimentazione animale.
L’UE contesta al nostro Paese il Dgl. 26/2014
ritenendolo troppo limitativo per le prove sugli animali relativamente agli
studi scientifici e medici. Il provvedimento normativo in questione ha di fatto
vietato sul territorio italiano l’allevamento di primati, cani e gatti
destinati ai laboratori. E prevede l’entrata in vigore dal 1° gennanio 2017 del
divieto di sperimentazione sugli animali di alcol, droghe e tabacco, dell’attuazione
di più di un test per cavia e dell’esecuzione di trapianti d’organo da un animale
all’altro ( tranne che per gli studi inerenti
alla ricerca sui tumori).
Il richiamo europeo è dovuto alla violazione del
divieto di adozione di normative maggiormente restrittive rispetto alla
direttiva europea sulla sperimentazione, 2010/63/UE , che le proibisce al fine
di fornire pari possibilità ai Paesi membri.
L’Italia ha ora due mesi di tempo per replicare o
modificare tale disposizione.
Gli organi costituzionali appaiono purtroppo indirizzati
ad uniformarsi alla procedura europea mediante l’eliminazione dal Dgl. 26/2014
dei divieti discordanti con la direttiva comunitaria recepita.
L’allineamento alle richieste europee si preannuncia quindi
rapido nell’ interesse delle aziende e
multinazionali del settore e a detrimento dei diritti animali e della salute
dei cittadini ( i test sugli animali risultano frequentemente inattentibili ).
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