Storia
infinita quelle dello sfruttamento animale.
Se in
Europa e in America l’opinione pubblica è contraria alla produzione e vendita
di alcuni manufatti di origine animale, a maggior ragione in quanto ottenuti
con metodi cruenti, la barbarie imperversa in paesi come la Cina. Dove i cani
non sono tradizionalmente considerati animali d’affezione e sono uccisi con le atroci modalità dei peggiori macelli.
L’associazione
Peta ha documentato e denunciato un nuovo commercio di pellami di cane per la
realizzazione di guanti da donna, guanti da lavoro, cinture ed accessori. Ed i
prodotti ottenuti in questo modo sono esportati in tutto il mondo e venduti ad
acquirenti inconsapevoli sia della natura del pellame che dei sistemi con cui è
ottenuto.
In attesa
che il commercio di pelli di animali sia definitivamente abolito a favore di
pellami realizzati con prodotti di altra origine, l’unica strada attualmente
percorribile sembra quella indicata dalla stessa Peta, ossia la richiesta alle
ditte, da parte dello Stato, di una garanzia circa la natura delle pelli
importate ( fornita dalla campionatura delle stesse). La dichiarazione di
pellami cruelty-free può infatti permettere ai clienti di attuare una scelta
consapevole.
Perché i
macelli nei quali vengono uccisi moltissimi cani in Cina sono una triste realtà
di morte pure se, molto lentamente, la mentalità sta mutando anche in questo
Paese.
Dove ci
sono anche individui come l’ex miliardario Wang Yan che cerca di combattere il
fenomeno acquistando gli animali che sarebbero destinati ai mattatoi.
L’imprenditore, dalla scoperta delle condizioni dei macelli durante la ricerca
del suo cucciolo misteriosamente scomparso, ha deciso che avrebbe utilizzato la
sua fortuna finanziaria per salvare il maggior numero possibile di cani da una
morte orribile.
Nel tentativo di arginare il massacro, dal 2012 Yan ha comprato migliaia
di cani realizzando una struttura per loro, il “Changchun Animal Rescue” e
spendendo tutto il suo denaro per sfamarli, accudirli e curarli oltre a
provvedere alla loro adozione. Senza accettare offerte economiche, ma solo cibo
ed azioni di volontariato.
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