Il
governo regionale La giunta
di Castiglia e Leòn, comunità autonoma
nella Spagna del nord, ha
proibito
l’uccisione del toro durante le manifestazioni popolari. Il
decreto,
che impedisce solo l’esecuzione dell’animale e non gli
“spettacoli” nei quali è
utilizzato,
è destinata ad avere effetto sul festival del Toro de la Vega che
si tiene annualmente nel mese di settembre a
Tordesillas, provincia di
Valladolid.
La
manifestazione consiste nell’inseguimento di un giovane toro,
lasciato libero per l’occasione, in un percorso definito nelle vie
della cittadina. L’animale terrorizzato viene tormentato dai
partecipanti a piedi e a cavallo che lo colpiscono con lance
sospingendolo verso un campo dove, stremato ed ormai immobilizzato,
subisce il taglio della coda prima di essere abbattuto. L’esecutore
del colpo finale che provoca la morte dell’animale riceve dal
consiglio comunale una lancia cerimoniale ed una medaglia.
Il
festival, molto apprezzato a Tordesillas, è invece fortemente
contestato dagli animalisti e per questo il decreto regionale cerca
di adattare alla sensibilità odierna un’usanza cinquecentesca.
Quindi non vieta lo strazio del toro, ma esclusivamente la sua
uccisione che potrà comunque avvenire ad opera di polizia o guardia
civile in caso di pericolo per la pubblica incolumità.
Mentre
il comune di Tordesillas, che dovrà decidere se sospendere l’evento
od adeguarlo alle nuove disposizioni, ha comunicato ricorso contro il
provvedimento che violerebbe, a suo parere, il senso della legge
sulla tauromachia. Che in modo alquanto anacronistico continua ad
essere applicata in un Paese che si considera civile, ma che ha la
necessità di compiere atavici sacrifici animali nelle sue
manifestazioni, prima fra tutte lo “spettacolo” della corrida,
mettendo in scena la morte dell’innocenza e la follia del male per
ricordare che tra Abele e Caino il sopravvissuto è Caino, il quale
evidentemente si è riprodotto.
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